(Reuters Health) – Un indice cardiaco basso, negli anziani, è associato ad un ridotto flusso del sangue a livello cerebrale anche in assenza di ictus, demenza o insufficienza cardiaca. E’ quanto rivela uno studio statunitense pubblicato su Neurology.
La premessa
L’indice cardiaco è il parametro emodinamico cardiovascolare che misura il gettito cardiaco per minuto e per metro quadro di superficie corporea. Da differenti studi si evince che le riduzioni subcliniche della gittata cardiaca negli anziani sono associate a prestazioni cognitive peggiori, volume cerebrale più piccolo, iperintensità della sostanza bianca e demenza, ma i meccanismi alla base di queste associazioni rimangono poco chiari.
Lo studio
Per approfondire la questione Angela L. Jefferson e colleghi, del Vanderbilt University Medical Center, a Nashville, nel Tennessee, hanno analizzato i dati di 314 persone partecipanti (da 60 a 92 anni- media 73 anni) al Vanderbilt Memory and Aging Project. I ricercatori hanno così evidenziato che l’entità dell’indice cardiaco era significativamente associata al flusso sanguigno cerebrale (CBF) nei lobi temporali sinistro e destro. In particolare, per una riduzione di una sola unità dell’indice cardiaco, il flusso sanguigno cerebrale era inferiore di 2,4 ml / 100 g / minuto nel lobo temporale sinistro e inferiore di 2,5 ml / 100 g / minuto nel lobo temporale destro. Le misure di questi declini erano simili a quelle osservate con aumenti di età rispettivamente di 15 anni e 20 anni, rispettivamente. E, come osservano i ricercatori, le associazioni tra indice cardiaco e CBF apparivano più forti tra i partecipanti con cognizione normale. Inoltre il flusso sanguigno cerebrale non era correlato all’indice cardiaco in altre regioni del cervello. Infine, l’indice cardiaco era solo modestamente associato alla reattività cerebrovascolare (CVR) nei lobi occipitali sinistro e destro e non era correlato a quella di altre regioni del cervello.”I nostri risultati sono i primi ad indicare che nell’invecchiamento pur senza insufficienza cardiaca, intervengono meccanismi deleteri più vulnerabili e meno efficaci con l’età”, dice Angela Jefferson. “Non solo abbiamo scoperto che una minore gittata cardiaca è correlata ad un basso flusso cerebrale, ma le regioni più colpite sono proprio i lobi temporali del cervello, dove vengono elaborate le funzioni della memoria e si sviluppa la malattia di Alzheimer. Queste regioni possono essere particolarmente vulnerabili. L’entità delle associazioni che abbiamo segnalato corrispondeva a 15-20 anni di invecchiamento in più. Questi effetti tuttavia sono stati evidenziati su centinaia di persone, quindi non possiamo definire delle raccomandazioni per intervenire in un singolo soggetto”.
Fonte: Neurology 2017
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)