Pesante 150 tonnellate, con la forma una D, lungo 16 metri e largo 9, il magnete superconduttore più grande del mondo che aprirà la strada all’energia del futuro è pronto per il suo lungo viaggio. Attesa per oggi pomeriggio la partenza da La Spazia dove si trova lo stabilimento in cui è stato costruito, quello della Asg Superconductors, una società della famiglia Malacalza.
Destinazione Porto Marghera, dove farà una lunga sosta prima prima di ripartire verso la Francia, a Caradache, dove sta nascendo il reattore sperimentale Iter (International Thermonuclear Experimental Reactor), la macchina frutto di un grande progetto internazionale, che vede l’Italia in primo piano con la sua industria e con l’Enea. Dodici ore a bordo di un camion-robot radiocomandato per quei 6 chilometri che lo separano da Porto Marghera dove negli stabilimenti di un’altra azienda italiana, la Simic, l’avventura avrà inizio.
L’obiettivo ambizioso è dimostrare che è possibile generare energia imitando il processo di fusione che avviene nelle stelle. “Iter è un progetto al quale partecipa tutto il mondo e i cui attori principali sono l’Europa, che contribuisce per oltre il 50% in termini di fondi e componente, accanto a Stati Uniti, Giappone, Corea, Cina, Russia e India”, ha osservato Alessandro Bonito-Oliva, responsabile per i magneti di F4E (Fusion for Energy), l’agenzia dell’Unione Europea che gestisce il contributo europeo a Iter, definendo le strategie e lavorando in collaborazione con l’industria.
“I magneti – ha aggiunto – sono i componenti più importanti della macchina”. Grazie ad essi, infatti, il plasma che scorrerà all’interno della macchina potrà raggiungere la densità ottimale perché avvenga la reazione di fusione. E’ una sfida internazionale che vede l’Italia in prima fila, ha osservato Stefano Pittaluga, responsabile del progetto per la Asg Superconductors. Nell’azienda italiana vengono infatti “costruite dieci delle 18 bobine di Iter, quindi oltre il 50%”. Le altre otto, più una di riserva, sono fatte in Giappone. Ma il ruolo italiano è molto più ampio perché sono almeno 26 le aziende coinvolte direttamente nel progetto, alle quali si aggiungono quelle che hanno realizzato le macchine straordinarie che nello stabilimento di La Spezia permettono di costruire i supermagneti.