(Reuters Health) – Un trial clinico randomizzato avrebbe evidenziato che la metformina migliorerebbe alcuni indicatori della funzionalità vascolare e il controllo del glucosio nel sangue a lungo termine, nei bambini affetti da diabete di tipo 1. La sperimentazione, coordinata da Jemma Anderson dell’Università di Adelaide, in Australia, è stata pubblicata su The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism.
La premessa
I bambini a rischio di aterosclerosi, inclusi quelli con diabete di tipo 1, hanno una compromissione a livello vascolare e un aumento dello spessore dell’intima media dei vasi sanguigni, effetti che, secondi i ricercatori australiani, sarebbero “reversibili”. La terapia con metformina ridurrebbe i livelli di emoglobina glicata, l’indice di massa corporea e il dosaggio di insulina nei bambini con diabete di tipo 1, ma fino ad oggi non è stato indagato l’effetto del farmaco sulla salute vascolare.
Lo studio
Anderson e colleghi hanno preso in considerazione 90 bambini e ragazzi di età compresa tra 8 e 18 anni, trattati con metformina o placebo per 12 mesi. Il BMI era al di sopra del 50° percentile in tutti i partecipanti, ma la maggior parte non era in sovrappeso. L’aderenza media alla terapia sarebbe stata del 75%. Dai risultati sarebbe emerso che la dilatazione mediata dalla nitroglicerina sarebbe migliorata in modo significativo, del 3,3% in più, con metformina rispetto al placebo. A tre mesi, i livelli di emoglobina glicata dei bambini trattati con metformina si aggiravano intorno all’8,4%, mentre per i bimbi nel gruppo placebo, intorno al 9,3%. La differenza a 12 mesi tra i due gruppi sarebbe stata in assoluto dell’1%. I benefici maggiori ci sarebbero stati a tre mesi, quando i pazienti risultavano più aderenti alla terapia. La dose giornaliera di insulina diminuiva di 0,2 unità/kg/al giorno nel gruppo trattato con metformina rispetto al gruppo che aveva assunto placebo, tuttavia i due gruppi non avrebbero mostrato differenze su altre misure vascolari, come lo spessore dell’intima media della carotide o su fattori di rischio come pressione sanguigna o elevato BMI. Il gruppo trattato, però, avrebbe avuto più effetti collaterali a livello gastrointestinale e più effetti collaterali complessivi. Infine, non ci sarebbero stati gravi casi di ipoglicemia nei due gruppi e il rischio non sarebbe stato più elevato tra chi assumeva metformina. “I benefici da noi dimostrati e il buon profilo di sicurezza meritano un’ulteriore considerazione a favore dell’utilizzo di questo farmaco”, ha spiegato Anderson.
Fonte: The Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism
di Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)