Chi soffre di insufficienza renale cronica allo stadio terminale può ricorrere a due trattamenti diversi: l’emodialisi e la dialisi peritoneale. La prima è extracorporea, cioè usa una macchina con un filtro esterno per depurare il sangue e si fa principalmente in centri ospedalieri. La dialisi peritoneale utilizza invece come membrana dializzante il peritoneo ed è indicata per l’assistenza domiciliare, qualora il paziente sia giovane oppure abbia attorno a sé delle persone che si possono occupare di lui.
In entrambe le terapie l’innovazione è fondamentale perché, come ricorda Claudio Ronco, direttore del Dipartimento di Nefrologia, Dialisi e Trapianto dell’Ospedale San Bortolo di Vicenza, “abbiamo ottenuto risultati molto buoni, ma non completamente soddisfacenti. Ancora abbiamo delle complicanze cardiovascolari e di altri organi importanti e soprattutto un rate di ospedalizzazione troppo alto”.
L’innovazione in emodialisi
Per l’emodialisi, praticata ancora dalla maggior parte delle persone con insufficienza renale, l’innovazione passa attraverso una nuova classe di membrane Hro (high retention omset), che consentono un nuovo tipo di terapia, la HDx (expanded emodialisis): “Questa membrana consente la rimozione di soluti nel range di medio-alto peso molecolare che fino ad oggi non erano rimovibili”, spiega Ronco.
La terapia di emodialisi HDx è arrivata anche in Italia grazie al nuovo filtro Theranova, messo a disposizione da Baxter, azienda leader nel trattamento delle patologie renali da più di 60 anni. Il dializzatore, presentato alla comunità scientifica nell’ambito del Congresso della Società Italiana di Nefrologia in corso a Rimini fino all’8 ottobre, ha dimostrato di poter superare la performance dell’emodiafiltrazione (Hdf) ad alti flussi nella rimozione dei grandi soluti, con limitata perdita dell’albumina.
Grazie a Theranova, sarà possibile migliorare significativamente la terapia sostitutiva renale per circa 50.000 pazienti che ad oggi in Italia si sottopongono alla dialisi. “La terapia sostitutiva del rene – aggiunge Ronco – ha l’obiettivo di avvicinarsi quanto più possibile alla funzionalità dell’organo che sostituisce. La grande innovazione è rappresentata dalla membrana che rende possibile questa terapia. Grazie alla tecnologia con la quale è stata realizzata, possiamo dire che la sua funzione è molto simile alla membrana del rene umano e quindi permette una performance di purificazione del sangue vicina alla normalità”.
La terapia HDx è semplice da impiegare e può essere utilizzata con i monitor per emodialisi convenzionale. Ciò permette ai medici di offrire questa nuova terapia ai pazienti con le risorse già esistenti. “Elemento non trascurabile è proprio la facilità d’implementazione e utilizzo di questa terapia, a fronte di una tecnologia molto evoluta e sofisticata – evidenzia Ronco – Mi sento di paragonare la terapia HDx con l’iPhone di ultima generazione. Una tecnologia all’interno molto complessa, frutto della ricerca e innovazione, a fronte di una estrema facilità di utilizzo nella sua interfaccia. Questo nel quotidiano lavoro del medico e degli operatori sanitari si traduce in un importante valore aggiunto”. Il Sistema sanitario nazionale deve infatti fare i conti ogni giorno con scarsità di personale ospedaliero e con tempi sempre più ridotti di assistenza dei pazienti. L’HDx di fatto permette in poco tempo e senza alcuna difficoltà da parte del personale ospedaliero di offrire al paziente la miglior terapia possibile senza necessità di training di formazione o altri strumenti di supporto.
L’innovazione nella dialisi peritoneale
Per quanto riguarda invece la dialisi domiciliare, quella peritoneale, “ci sono innovazioni che vanno sotto il cappello molto grande della telemedicina”, evidenzia Giusto Viglino, direttore della Struttura complessa di Nefrologia, Dialisi e Nutrizione dell’ospedale San Lazzaro di Alba (Cuneo), sottolineando come diventi importante avere un partner virtuale che accompagni il paziente che non potrebbe altrimenti svolgere l’operazione in autonomia. “Per pazienti anziani, senza caregiver, grazie alla telemedicina si riesce a creare un modello di assistenza a distanza che a mio avviso è veramente rivoluzionario ed esportabile in altri campi della sanità”. Nell’ambito delle metodiche disponibili, la Dialisi Peritoneale Automatizzata (Apd) si svolge prevalentemente durante la notte, tramite una macchina che automaticamente infonde e drena le soluzioni, mentre il paziente dorme, rendendo quindi il trattamento compatibile con le attività quotidiane. Il sistema oggi disponibile si prefigge di semplificare fortemente il trattamento dialitico per il paziente e lo staff clinico del centro dialisi. Attraverso un’innovativa piattaforma di connettività su Cloud, un modem cellulare mette in comunicazione il paziente a domicilio con il centro dialisi, offrendo una completa e sicura trasmissione delle informazioni sul trattamento e la possibilità di variare il programma terapeutico da remoto. Un sistema che porta vantaggi non solo al paziente, ma anche al centro dialisi che può monitorare da remoto il trattamento dialitico e può di conseguenza aumentare anche la confidenza della prescrizione dell’Apd ad un maggior numero di pazienti.
Le interviste ai dottori Ronco e Viglino
cesare beccaria
c.beccaria@alice.it
la dialisi extracorporea della durata di 4 ore tre volte alla settimana
verrà in futuro ridotta a treore