L’elio non serve soltanto a gonfiare i palloncini per le feste: viene impiegato in molte altre tecnologie, fra cui nei macchinari per la risonanza magnetica e negli acceleratori di particelle che servono a comprendere il comportamento delle più piccole unità fondamentali della materia.
Il prezzo alle stelle dopo l’attacco terroristico
L’elio-3, un isotopo dell’elio con due protoni ed un neutrone, è particolarmente utile per i fisici delle basse temperature, che ne fanno uso per ricercare proprietà quantiche, ed il suo impiego ha già consentito grossi progressi nell’idrodinamica di sistemi dall’ordine intricato, la teoria microscopica degli elettroni nei metalli. Il prezzo di questo isotopo è rimasto stabile per decenni, ma dopo l’11 settembre del 2001, nell’interesse della sicurezza nazionale, il governo USA ha iniziato a farne uso nei rilevatori di neutroni per scoprire qualunque potenziale componente per la costruzione di bombe che entrasse nel paese: ciò ha provocato un impiego dell’elio-3 più rapido di quanto fosse possibile sopperire mediante la produzione. Da allora l’uso di questa sostanza nei rilevatori è stato ridotto, ma l’elio comunque scarseggia.
La soluzione dei ricercatori
I ricercatori hanno cercato di adattarsi utilizzando tecnologie compatibili con refrigeratori a diluizione e magneti superconduttori. L’elio-3 deriva dal decadimento del trizio, un isotopo dell’idrogeno prodotto nel corso della creazione di armi nucleari, ma con il declino di queste ultime, la sua produzione è calata di conseguenza. Esso abbonda sulla luna…ma estrarlo da lassù potrebbe essere poco conveniente. La situazione è ulteriormente peggiorata dal 2008, ed il prezzo di queste sostanze è aumentato di 2,5 volte ogni anno da allora: è necessario effettuare ricerche su nuovi metodi per raffreddare le cose, o in alternativa per conservare l’elio ed impedire che evapori.
Alcuni studi hanno messo un leggero rallentamento della crescita in bambini affetti da carenza dell’ ormone della crescita trattati con metilfenidato, gli effetti sono talmente minimi che si sconsiglia di interrompere l’uso del farmaco nella cura dell’ADHD.