(Reuters Health) – Secondo uno studio condotto in Cina, le rapide salite in alta quota danno origine a un aumento significativo dello spessore dello strato delle fibre nervose (RNFL) della retina, che a sua volta può causare ulteriori alterazioni patologiche delle membrana.
Lo studio
X. Tian e i colleghi, del 153° Ospedale Centrale di PLA, a Zhengzhou, hanno studiato le retine di 91 operatori sanitari prima che si trovavano in Tibet, a 4.600 metri di altezza sul livello del mare. Di questi 23 sono stati sottoposti a esami della retina un mese e tre mesi dopo il ritorno alla base, situata a circa 100 metri sul livello del mare. Dopo l’ascesa in alta quota, si sono registrati significativi incrementi dello spessore dello strato cellulare RNFL e dello strato delle cellule gangliose (GCL) nei quadranti superiori della macula e nei quadranti nasali e temporali del disco ottico. Lo spessore dello strato RNFL del quadrante inferiore del disco ottico, invece, è diminuito notevolmente. Gli studiosi hanno pubblicato online i dati della ricerca sulla rivista Eye, lo scorso 15 settembre. Al rientro alla base, gli spessori retinici sono tornati ai livelli prima della salita, ad eccezione dello strato RFNL del quadrante inferiore della macula che è diventato molto più spesso. Uno dei partecipanti ha sviluppato una neuropatia ottica ischemica, due hanno sviluppato amaurosi corticale e sei hanno sviluppato miopia permanente, che è migliorata all’esame finale, dopo tre mesi dal rientro alla base. “Questi risultati – hanno dichiarato i ricercatori – ci aiutano a comprendere gli effetti di rapide ascese ad alta quota sulla retina e a trovare metodi per il monitoraggio e la prevenzione dei disturbi oculari in alta montagna”.
Fonte: Eye
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)