(Reuters Health) – Tra gli antiinfiammatori non steroidei (FANS), l’ibuprofene aumenterebbe la pressione sanguigna più di naprossene e celecoxib. È quanto ha evidenziato l’analisi di un sottogruppo di risultati del trial clinico PRECISION, eseguita da Frank Ruschitzka, dell’Università di Zurigo (Svizzera), e colleghi. I risultati sono stati pubblicati sull’European Heart Journal.
La premessa
Nel 2015, la Food and Drug Administration americana ha rafforzato i suoi avvertimenti riguardo ai rischi cardiovascolari di FANS e inibitori della ciclo ossigenasi-2 (COX-2). Il trial PRECISION avrebbe messo a confronto ibuprofene, naprossene e celecoxib nel trattamento dell’artrite in pazienti che avevano malattie cardiovascolari o che erano a rischio maggiore. Pubblicato nel 2016 sul New England Journal of Medicine, il trial avrebbe mostrato che la sicurezza cardiovascolare di celecoxib non era inferiore a quella di naprossene o ibuprofene.
Lo studio
Nel sottogruppo studiato questa volta, 444 pazienti con artrite si erano sottoposti a monitoraggio ambulatoriale della pressione sanguigna per 24 ore, valutata all’inizio e dopo quattro mesi di somministrazione cronica di celecoxib (100-200 mg al giorno due volte al giorno), ibuprofene (600-800 mg tre volte al giorno) o naprossene (375-500 mg due volte al giorno). La pressione media iniziale era simile tra i tre gruppi e pari a 125/75 mmHg. Dai risultati è emerso che la pressione sanguigna sistolica media aumentava di 3,7 mmHg tra chi aveva assunto ibuprofene e di 1,6 mmHg tra chi aveva invece usato naprossene, mentre era diminuita di 0,3 mmHg tra chi aveva assunto celecoxib. Tra i pazienti con pressione normale, l’ipertensione si sarebbe sviluppata molto più di frequente tra i pazienti in terapia con ibuprofene, il 23,2%, rispetto a coloro in trattamento con naprossene, il 19%, o celecoxib, il 10,3%. “Questi farmaci sono diversi rispetto all’effetto sulla pressione sanguigna e l’ibuprofene è il peggiore”, ha dichiarato Ruschitzka.
Il commento
Gli inibitori della COX-2 non hanno il rischio di effetti collaterali a livello gastrointestinale normalmente associato ai FANS, ma un aumento del rischio di insufficienza cardiaca associato a Vioxx (rofecoxib) avrebbe causato preoccupazioni sui suoi effetti cardiovascolari. Per questo, Merck ha ritirato il suo prodotto dal commercio nel 2004, ma la ricerca fatta al tempo non aveva evidenziato alcun aumento del rischio cardiovascolare associato a celecoxib, come dichiarato da William White, della Università del Connecticut ed esperto di FANS.
Fonte: European Heart Journal
di Anne Harding
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)