(Reuters Health) – Gli sbalzi nei livelli di emoglobina glicata (HbA1c) nelle persone che soffrono di diabete di tipo 2 sarebbero associati a una maggiore incidenza dei sintomi della depressione nei pazienti più anziani. A dimostrarlo è stato uno studio guidato da Ramit Ravona-Springer, dello Sheba Madical Center e della Tel-Aviv University. I risultati sono stati pubblicati su Diabetes Care. Le persone che soffrono di diabete di tipo 2 hanno il doppio del rischio di sviluppare depressione, che colpisce anche un terzo dei pazienti con più di 65 anni. La variabilità dei livelli di HbA1c è stata associata spesso a complicanze del diabete, ma poco si sa circa il suo collegamento con la depressione.
Lo studio
Per lo studio, Ravona-Springer e colleghi hanno analizzato dati raccolti per nove anni su 837 persone con diabete di tipo 2 con un’età media di 73 anni. Tra le informazioni raccolte, c’erano circa 18 misurazioni dell’emoglobina glicata nel corso degli anni, per ciascun paziente, e la valutazione della depressione all’inizio dello studio. Dall’analisi dei dati è emerso che mentre i livelli di emoglobina glicata medi non sarebbero associati a sintomi depressivi, gli sbalzi invece sì. In particolare, ogni incremento dell’1% della variabilità sarebbe associato all’aumento del 29% del numero dei sintomi depressivi. La correlazione con la variabilità nei livelli di HbA1c era vera al di là dei livelli di emoglobina glicata, ma era più forte per chi aveva i livelli superiori del 7%. I ricercatori in realtà hanno sottolineato che lo studio non dimostra che la variabilità dei livelli di emoglobina glicata determini depressione. Tuttavia, “i risultati suggeriscono che mantenere i livelli di glicemia stabile potrebbe essere importante anche per prevenire i sintomi depressivi nei diabetici più anziani” afferma Ravona-Springer. Lo studio, comunque, è ancora in corso. “Avremo una migliore comprensione delle relazioni tra controllo glicemico e altre caratteristiche del diabete correlabili con la depressione quando analizzeremo i dati longitudinali”, ha concluso.
Livelli di glicata: stabilità più importante di riduzione?
Secondo Dominic Ehrmann del Research Institute of the Diabetes Academy Mergentheim, in Germania, lo studio “indica l’importanza di raggiungere valori stabili di emoglobina glicata, piuttosto che la loro riduzione”. In ogni caso, “i sintomi depressivi dovrebbero essere un fattore importante nelle decisioni su come trattare un diabetico anziano”, conclude Ehrmann, secondo il quale, nella pratica clinica, dovrebbero essere considerati l’impatto degli aggiustamenti di terapia o il cambiamento degli obiettivi, sui sintomi della depressione.
Fonte: Diabetes Care
di Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)