Circa il 50% dei pazienti con ipertensione arteriosa sospende le cure ad un anno dalla prescrizione. E’ quanto emerge dal 27/o Congresso della Società Europea dell’Ipertensione (ESH) in corso a Milano.
L’incidenza di ipertensione arteriosa è in aumento in tutta Europa e anche in Italia. Nel Vecchio Continente, interessa un cittadino su tre e il numero degli ipertesi è destinato ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione. “Proprio l’ipertensione – spiega Enrico Agabiti Rosei Presidente della ESH – è la causa prima di mortalità in tutto il mondo. Ma viene spesso sottovalutata dai pazienti e, talvolta, anche dai medici. L’inizio del trattamento – dice il professore – viene effettuato di solito quando ancora non sono presenti sintomi, e questo è uno dei possibili motivi della scarsa aderenza alla terapia. Altri pazienti ritengono erroneamente che una volta normalizzata la pressione si possa sospendere la cura”.
In Europa si spendono ogni anno circa 200 miliardi per il trattamento delle malattie cardiovascolari che in gran parte sono correlate all’ipertensione. Dai dati della Regione Lombardia, per esempio, risulta che circa il 40% dei pazienti ipertesi dopo la diagnosi non ripete la prima somministrazione del farmaco. Fenomeno che “provoca – per Giuseppe Mancia Presidente del Congresso – anche grande spreco di denaro. La mancata aderenza comporta l’incremento d’incidenza delle malattie cardiovascolari e quindi maggiori ospedalizzazioni e conseguenti costi: si calcola che solo in Lombardia si potrebbero risparmiare 2,5 milioni di euro l’anno”.
Ma come migliorare l’aderenza alle cure? “La semplificazione della terapia con l’impiego di associazioni di farmaci in un’unica pillola sarebbe un’ottima soluzione”, per Agabiti Rosei, perché i malati ipertesi sono in genere persone anziane con più malattie, costrette ad assumere più farmaci contemporaneamente”.