(Reuters Health) – Uno studio multicentrico australiano avrebbe dimostrato la buona sensibilità e specificità di un test cosiddetto point-of-care, ovvero rapido e semplice da eseguire, per rivelare in due ore l’infezione attiva da Herpes Virus di tipo C (HCV). Il test di carica virale, Xpert HCV Viral Load, tra l’altro, rappresenta un avanzamento rispetto ai test sugli anticorpi disponibili, dal momento che questi ultimi indicano solo se c’è stata un’esposizione in passato al virus. Lo studio osservazionale, pubblicato su The Lancet Gastroenterology and Heaptology e coordinato da Jason Grebely del Kirby Institute dell’University of New South Wales di Sydney, ha dimostrato che il test è sensibile per il 100% e specifico per il 99,1%, nel rilevare la presenza di RNA virale nel plasma raccolto da prelievo venoso. Per quel che riguarda, invece, il sangue intero prelevato con una puntura al dito, la sensibilità era del 95,5% e la specificità del 98,1%. Il risultato è stato ottenuto mettendo il nuovo test a confronto con RealTime HCV Viral Load di Abbott. Mentre sarebbe in via di sviluppo un dispositivo Xpert che dia una risposta in 60 minuti.
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Dal momento che il 25% delle persone risponde spontaneamente all’infezione, eliminandola, “avere a disposizione un test rapido per valutare la presenza di infezioni da HCV attive è un vantaggio rispetto ad altri test, che evidenziano solo se c’è stata infezione in precedenza”, ha dichiarato Grebely. Inoltre, secondo il ricercatore australiano, il vantaggio di avere un test per lo screening rapido e a basso costo sarebbe molto importante nei Paesi dove il costo dell’esame rappresenta un ostacolo al miglioramento della diagnosi.
Non ancora approvato in molti Paesi
Tuttavia, lo stesso Grebely avverte che il test non è ancora approvato in molti paesi e che ulteriori studi sono necessari per valutare il saggio in diversi contesti e popolazioni, come i pazienti trattati con antivirali diretti, quelli con una risposta virologica sostenuta o quelli con co-infezione HIV/HCV. Secondo Curtis Cooper, dell’University of Ottawa, in Canada, che ha scritto un editoriale che accompagnava l’articolo, ci sono grandi ostacoli che impediscono agli individui con infezione da HCV di accedere alle cure, e le carenze di test diagnostici è uno di questi. Dunque, un test rapido potrebbe ridurre l’impatto di queste barriere, anche se, secondo il ricercatore canadese, un tempo di attesa di due ore non è l’ideale. Raymond Chung, direttore di epatologia al Massachusetts General Hospital di Boston, ha invece sottolineato che “è un test potenzialmente pronto per essere introdotto nella pratica clinica”.
The Lancet Gastroenterology and Hepatology
Autore: Scott Baltic
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)