(Reuters Health) – I pazienti con cancro del pancreas che hanno subito una resezione R0 o R1 e che non si sono sottoposti a terapia preoperatoria dovrebbero essere trattati con chemioterapia per sei mesi, in assenza di controindicazioni. È quanto sottolineato nelle linee guida aggiornate dall’American Society of Clinical Oncology (ASCO). In particolare, per i pazienti indicati, la combinazione di gemcitabina e capecitabina dovrebbe essere preferita in assenza di problemi di tossicità e tolleranza. In alternativa, gli esperti propongono una monoterapia a base di gemcitabina o fluorouracile insieme ad acido folinico. La terapia dovrebbe essere avviata entro otto settimane dall’intervento, assumendo che ci sia stata una completa ripresa. Le linee guida ASCO per il trattamento del tumore del pancreas, coordinate da Alok Khorana, sono state pubblicate la prima volta nel 2016, sul Journal of Clinical Oncology. L’aggiornamento, affidato alla stessa rivista, si concentra esclusivamente sulle nuove evidenze riguardanti proprio il trattamento adiuvante per chi va incontro a resezione R0 o R1 del tumore primario, mentre le altre osservazioni restano invariate.
Lo studio
L’aggiornamento si è reso necessario a seguito delle evidenze dello studio ESPAC-4, i cui risultati sono stati pubblicati sul Lancet. Si tratta di un trial clinico randomizzato di fase III, condotto a livello internazionale, che confrontava la chemioterapia adiuvante gemcitabina/capecitabina con un trattamento con solo gemcitabina su più di 700 pazienti con adenocarcinoma duttale pancreatico operati. Dai risultati ottenuti è emerso che la combinazione dei due farmaci migliorava la sopravvivenza, che passava da 25,5 mesi quando gemcitabina veniva somministrata da sola a 28 mesi quando il chemioterapico era infuso insieme a capecitabina. Mentre gli eventi avversi gravi sarebbero stati simili tra i due trattamenti.
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)