E’ un fenomeno in continua crescita che riguarda una buona fetta della popolazione italiana; più da vicino, sono 200mila i casi nel nostro Paese di cui l’80% sono primi casi ed il restante 20% sono recidive, e la tendenza è quella della crescita: +2% all’anno. Sono questi i numeri dell’ictus ricordati al Congresso Nazionale della Società Italiana di Riabilitazione Neurologica (Sirn) di Pisa.
La causa dell’aumento dei casi è legata all’invecchiamento, sottolineano gli esperti, e si accompagna a una ridotta mortalità nella fase acuta, che comporta un aumento del numero dei pazienti che sopravvivono e hanno bisogno di riabilitazione. “Un paziente su tre mostra un disturbo di un linguaggio dopo un ictus. Parlare, ricordare, leggere può diventare un’impresa – spiega Stefano Paolucci, Direttore UOC Fondazione S. Lucia IRCCS di Roma – e deve essere trattato in maniera adeguata”.
Per ridurre il rischio occorre agire sugli stili di vita. “Occorre monitorare costantemente pressione e cuore – suggerisce Paolucci – Bisogna sempre seguire il giusto trattamento terapeutico; svolgere una costante attività sportiva, va bene anche una passeggiata a passo spedito di 20 minuti; seguire una dieta mediterranea; evitare di fumare”.
Il problema non riguarda solo gli anziani. “Nella nostra esperienza abbiamo casi di ictus che hanno colpito giovani e giovanissimi. In caso di ictus, la finestra di intervento in cui agire terapeuticamente è di 4/5 ore: entro 3 ore occorre arrivare al Pronto Soccorso. E’ necessario un intervento immediato, chiamando il 118, perché il primo soccorso possa indicare, dopo il triage, quale struttura ospedaliera coinvolgere per l’intervento. Le stroke unit, unità dedicate al trattamento nelle primissime fasi, non sono distribuite in maniera omogenea nel territorio nazionale”.