(Reuters Health) – La tonsillotomia – ovvero l’incisione delle tonsille allo scopo di asportare il pus – ‘non è inferiore’ alla tonsillectomia – l’asportazione delle tonsille – nel trattamento dell’apnea ostruttiva del sonno (OSA) nei bambini piccoli, ma comporta un rischio di recidiva dell’OSA e la necessità di ripetere l’intervento. E’ quanto sostengono Anna Borgstrom e colleghi del Karolinska Institute di Stoccolma nel loro articolo pubblicato da Pediatrics. Negli ultimi anni, secondo i ricercatori svedesi, la adenotonsillotomia è emersa come alternativa all’adenotonsillectomia nel trattamento dell’OSA in età pediatrica perché è associata a una morbilità postoperatoria inferiore. Ecco perché Borgstrom e colleghi hannovoluto verificare gli esiti dei due approcci utilizzando, per la prima volta, i dati polisonnografici.
Lo studio
Il team ha randomizzato 79 bambini dai 2 a 6 anni con OSA (Apnea-Ipopnea – Index, AHI da 5 a 30) sottoposti a tonsillectomia o tonsillotomia. Per questo studio in tutti i partecipanti sono stati valutati al basale e un anno dopo l’intervento, tramite la polisonnografia e il questionario OSA-18 . Si è così evidenziato che la differenza media di AHI nel postoperatorio era 0,83 e precisamente dopo tonsillectomia, l’AHI è diminuito da una media di 12,7-2,0, e dopo tonsillotomia, 15,8-4,0. Inoltre, miglioramenti significativi nella polisonnografia e nel test OSA-18 sono stati osservati in entrambi i gruppi, senza differenze significative. In ogni caso cinque bambini (13%) nel gruppo della tonsillotomia hanno mostrato in seguito la necessità di reinterventi ripetuti per la ricrescita delle tonsille e la recidiva di OSA. Gli autori hanno concluso precisando che, in linea generale, se un bimbo presenta alterazioni della polisonnografia prima dell’intervento non è un buon candidato per l’adenotonsillotomia.
Fonte: Pediatrics 2017
Marilynn Larkin
(Versione italiana Quotidiano Sanità/ Popular Science)