Non uno ma sette! Sette pianeti tutti insieme simili alla Terra. Un nuovo sistema planetario, mai così vicino a noi e mai così simile al nostro. E’ questa la scoperta che ha emozionato tutto il mondo e che apre una via concreta per la ricerca della vita nell’Universo. La ricerca, pubblicata su Nature, è stata possibile grazie ad un gruppo internazionale coordinato dall’Università belga di Liegi e al telescopio spaziale infrarosso Spitzer e Trappist installato in Cile presso lo European Southern Observatory (Eso).
I 7 “fratelli” della Terra si trovano a circa 40 anni luce e ruotano tutti intorno alla stella nana Trappist-1, vecchia conoscenza degli astronomi. Il “sole” di questo sistema planetario, infatti, era stato scoperto a maggio dello scorso anno. Questa stella ultrafredda si trova nella costellazione dell’Acquario ed ha una massa pari all’8% di quella del Sole, è più piccola e ha una luminosità pari solo a 5 decimillesimi di quella della nostra stella. Questo però non le impedisce di avere un sistema planetario tutto suo. “È un sistema planetario eccezionale, non solo perché i suoi pianeti sono così numerosi, ma perché hanno tutti dimensioni sorprendentemente simili a quelle della Terra”, ha dichiarato Michael Gillon, coordinatore della ricerca.
Sei dei sette pianeti hanno una composizione rocciosa, hanno dimensioni paragonabili a quelle del nostro pianeta e si trovano in una zona cosiddetta temperata in cui la temperatura è compresa tra lo 0 e i 100 gradi. Per questo motivo, potrebbero presentare tracce di acqua liquida in superficie anche se le distanze orbitali rendono alcuni candidati più promettenti di altri. Modelli climatici suggeriscono che i tre pianeti più interni siano probabilmente troppo caldi per avere acqua liquida. E il pianeta più esterno è probabilmente troppo distante e freddo per averne. Ma quei tre pianeti che si trovano con le loro orbite giusto nel mezzo rappresentano per gli astronomi una sorta di Santo Graal poiché presentano le condizioni ideali per poter ospitare la vita.
“I magnifici 7” sono tutti molto più vicini tra loro rispetto ai pianeti del nostro Sistema Solare. Compiono un’orbita completa intorno alla loro stella nell’arco di una manciata di giorni e ciò vuol dire che il loro anno ‘vola’ letteralmente: va dalla durata minima di un giorno e mezzo a un massimo di 12,3 giorni. Proprio l’essere tutti così vicini alla loro stella “ha permesso di caratterizzarli tanto bene”, ha detto Silvano Desidera dell’osservatorio di Padova dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf).
Osservandoli transitare così numerosi contro il disco della loro stella è stato possibile vedere le piccole perturbazioni che ogni pianeta esercitava su quelli vicini. Proprio questi piccoli disturbi sono stati la spia che ha permesso di calcolare il raggio e la massa di ognuno dei sette pianeti rocciosi capendo così “che ci troviamo di fronte ad un sistema planetario che contiene pianeti con una densità simile a quella della Terra e che ricevono dalla loro stella una quantità di calore simile a quella che la Terra riceve dal Sole”, ha precisato Desidera.
La nuova sfida, ora, è saperne di più sul sistema planetario di Trappist-1 e, in attesa dei futuri giganteschi telescopi basati a Terra, il telescopio spaziale James Webb che la Nasa si prepara a lanciare nel 2018 potrà già dare le prime risposte interessanti. La caccia è aperta.
Crediti: ESO/N. Bartmann/spaceengine.org; NASA, ESO/M. Kornmesser
Marzia Caposio