Un gruppo di ricercatori italiani ha scoperto cosa c’è alla base della sindrome del cigno nero, una malattia rara tecnicamente conosciuta come sindrome da anticorpi antifosofolipidi, patologia della circolazione del sangue che colpisce bambini e adulti (soprattutto adulti tra i 20 e 50 anni) provocando trombosi. Nel loro lavoro, pubblicato sul Journal of Immunology, gli esperti hanno scoperto cosa causa questi trombi e ciò potrebbe aprire la strada a nuove cure per questa malattia.
La ricerca
I risultati sono stati ottenuti da Marisa Benagiano nello studio coordinato da Mario Milco D’Elios della Lupus Clinic dell’Università di Firenze insieme con Pier Luigi Meroni dell’IRCCS Auxologico di Milano e Jacopo Romagnoli dell’Università Cattolica di Roma. “Abbiamo dimostrato – spiega D’Elios – che l’infiammazione delle arterie è la causa dell’aterosclerosi e delle trombosi nei pazienti affetti da sindrome da anticorpi antifosofolipidi”.
La sindrome ogni anno viene diagnosticata a 5 persone ogni 100.000 ed è la causa del 14% di tutti gli ictus, dell’11% di tutti i casi di infarto del miocardio, del 10% di tutte le trombosi venose profonde, del 9% della poliabortività spontanea, spiega D’Elios. Infatti, la sindrome è caratterizzata da trombosi arteriose e venose nonché poliabortività, precisa. “Noi abbiamo scoperto – spiega – che alla base delle trombosi vi è una attivazione abnorme nelle placche aterosclerotiche di linfociti che producono sostanze che attivano le trombosi. Abbiamo anche scoperto la molecola (un ‘autoantigene’) responsabile di attivare i linfociti T nelle placche”.
“La nostra scoperta – conclude – consentirà di mettere a punto nuove terapie mirate e personalizzate per la cura della sindrome, basate sulla modulazione del sistema immunitario in modo da ridurre i processi infiammatori e l’attivazione abnorme dei linfociti T che scatenano la rottura delle placche arterosclerotiche e quindi la trombosi”.