Cosa succede al nostro cervello quando dormiamo? Si riorganizza e gran parte delle sinapsi che si sono gonfiate durante la giornata si rimpiccioliscono allo scopo di riordinare quanto abbiamo appreso durante il giorno e cancellare le informazioni superflue. A realizzare la scoperta è stato un gruppo di ricercatori italiani che lavorano tra Università del Wisconsin e l’Università Politecnica delle Marche usando dei microscopi molto potenti.
Lo studio
La dimostrazione in immagini di questo processo è stata ottenuta grazie a una ricerca su topolini pubblicata su Science. “Siamo partiti da un’ipotesi (teoria della omeostasi sinaptica) – spiega Chiara Cirelli che lavora con Giulio Tononi in America – secondo cui il sonno è essenziale perché permette al nostro cervello di imparare cose nuove ogni giorno”.
Quando impariamo, le sinapsi si rafforzano. Il potenziamento delle sinapsi, però, non può continuare all’infinito. Le sinapsi del nostro cervello sono un numero esorbitante, 100.000 miliardi, e se il processo di crescita non si ferma si arriva a una condizione di saturazione nociva.
Durante il sonno le sinapsi possono rimpicciolirsi in modo “intelligente”, permettendo alle informazioni appena apprese e rilevanti di essere archiviate, ed eliminando (dimenticando) i dettagli superflui. Per la prima volta, spiega Cirelli, si è visto che gran parte delle sinapsi, circa l’80%, si riduce di circa il 20% durante le 6-7 ore di sonno.
Lo studio dimostra anche che la rinormalizzazione sinaptica risparmia una minoranza delle sinapsi, quelle molto grandi, forse perché depositarie dei nostri ricordi più stabili. Uno dei prossimi passi per i ricercatori di Madison sarà vedere cosa succede in caso di sonno disturbato o carente per capire se il processo di ‘riordino’ si sposta di giorno o se avviene in modo disordinato.
Questa teoria mi era stata insegnata negli anni 68 dal Prof. Moruzzi della cattedra di Fisiologia dell’Università di Pisa
Io l’avevo capito alle elementari ( senza ovviamente sapere niente delle sinapsi) quando dovevo imparare le poesie a memoria ( ai miei tempi usava ancora!) che erano la mia disperazione: spesso alla sera le sapevo recitare male, con parecchie imbeccate, mentre alla mattina, quando mi svegliavo, le sapevo bene e le recitavo in modo fluente… ergo, doveva accadere qualcosa nel sonno!