(Reuters Health) – Una nuova ricerca sostiene che gli interventi chirurgici in gravidanza sono generalmente sicuri.”Chiaramente, la chirurgia in gravidanza deve essere presa in considerazione solo se assolutamente necessaria”, ha affermato Paul Aylin, co-autore dello studio ed epidemiologo presso l’Imperial College di Londra.
Lo studio
Per lo studio, Aylin e colleghi si sono serviti del database ospedaliero nazionale inglese, selezionando circa 6,5 milioni di gravidanze tra il 2002 e il 2012; in 47.628 casi le gestanti sono state sottoposte a chirurgia non ostetrica. Gli interventi più comuni riguardavano addome, denti, unghie e pelle, patologie ortopediche, orecchio, naso o gola, regione perianale e seno. Secondo gli autori, nel complesso, la chirurgia durante la gravidanza risultava associata a un maggior rischio di complicazioni se eseguita al momento del parto, ma, in valori assoluti, era relativamente bassa. Il team ha riscontrato che ogni 143 interventi si era verificato un caso di aborto spontaneo in ospedale. Inoltre, emergeva un ulteriore caso di morte fetale ogni 287 donne incinte sottoposte a chirurgia, un parto pre-termine ogni 31, la nascita di un bambino sottopeso ogni 39 donne e un decesso della madre ogni 7.962 interventi chirurgici. “Circa due terzi di tutte le operazioni all’addome sono state effettuate in laparoscopia, ma la chirurgica addominale laparoscopica risultava associata a un rischio quadruplo di aborto spontaneo rispetto alla quella a cielo aperto”, hanno sottolineato gli autori. Infine, meno del 6% degli interventi ha avuto luogo entro una settimana dal termine della gravidanza.
I risultati
In generale – dopo aver considerato altri fattori che potrebbero aumentare il rischio di questi outcome per le donne in attesa sottoposte a intervento chirurgico – gli autori hanno osservato che la chirurgia non ostetrica aumentava dello 0.7% il rischio di aborto spontaneo, dello 0.4% quello di morte fetale, del 3.2% quello di parto pre-termine, del 2.6% il rischio di basso peso alla nascita, del 4% quello di taglio cesareo e dello 0.013% quello di decesso della madre.”Questo studio si pone nella prospettiva che vi siano molti i fattori di rischio in gioco e che la quota di rischio attribuibile alla chirurgia è accettabile; un rischio esiguo, ma non nullo. Per questo è importante considerare le alternative più sicure ”, ha affermato Daniela Carusi, ostetrica-ginecologa e direttrice di Ostetricia Chirurgica presso il Brigham and Women’s Hospital di Boston, non coinvolta nello studio.
Fonte: Annals of Surgery 2016
Linda Thrasybule
(Versione Italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)