Per prevenire e curare la cardiopatia ischemica, che è la prima causa di morte nei paesi occidentali e di cui l’infarto è la più temibile manifestazione, non bastano solo medicine e interventi; è insostituibile anche una terapia psicologica integrata. Il legame emerge dagli studi internazionali raccolti nel libro “Psycotherapy for Ischemic Heart Disease”, a cura di Adriana Roncella, cardiologa interventista e psicoterapeuta, e di Christian Pristipino, cardiologo interventista e presidente della Associazione Italiana di Medicina e Sanità Sistemica.
Il volume propone nuovi modelli di cura integrata tra psicologia e cardiologia, già stati sperimentati in diverse strutture ospedaliere. Il volume contiene contributi, tra gli altri, di Silvio Garattini e di Roberto Latini dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e di Viola Vaccarino, della Emory University di Atlanta. “Il rapporto tra cuore e psiche è conosciuto. La cosa nuova è che le terapie psicologiche non sono di supporto esterno, ma sono intrecciate strettamente con la terapia medica – ha detto Pristipino – Il cuore e il cervello, spiegano gli esperti, si influenzano reciprocamente: lo stress psico-emotivo precipita l’ischemia miocardica fino al 90% dei casi, innesca l’infarto nel 20% dei casi. D’altra parte, spesso una malattia cardiaca può far cadere in depressione”.