(Reuters Health) – Il congelamento degli ovuli può essere un metodo efficace per la conservazione della fertilità a vantaggio delle adolescenti che devono sottoporsi a chemioterapia. Questa ulteriore evidenza a vantaggio della conservazione degli ovuli arriva da uno studio condotto presso l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano e pubblicato da Pediatrics.
Per le giovani ragazze con il cancro, l’unica opzione di conservazione della fertilità, al momento della diagnosi, è l’asportazione chirurgica e il congelamento di un frammento di corticale ovarica. Anche se fortemente consigliato, il metodo rimane sperimentale, con una limitata evidenza di successo. Recentemente, la letteratura ha suggerito che le ragazze con basso-medio rischio di infertilità prima del raggiungimento dell’età riproduttiva, una volta raggiunta l’età puberale potrebbero ricorrere alla crioconservazione degli ovociti.
Lo studio italiano
Nel tentativo di esplorare la praticabilità di questa opzione, Francesca Filippi e colleghi, dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano, hanno riportato il caso di una giovane donna sopravvissuta a due tumori, che ha tentato di congelare i suoi ovociti all’età di 22 anni. La paziente ha sviluppato il linfoma di Hodgkin all’età di 13 anni ed è stata trattata con successo con la radioterapia e la chemioterapia mediastinica. Otto anni più tardi, le è stato diagnosticato un sarcoma sinoviale del polmone sinistro, adiacente al campo di radiazione, e si è sottoposta a escissione e chemioterapia.
L’anno successivo, a 22 anni, i suoi biomarcatori di riserva ovarica avevanosuggerito una riserva ridotta, ma non del tutto compromessa. A quel punto, poiché non era in grado di pianificare una gravidanza naturale nel breve termine, la donna ha scelto di sottoporsi al congelamento degli ovociti.
I risultati
Dopo tre cicli di iperstimolazione ovarica, 16 ovociti di metafase-II e tre di metafase-II sono stati congelati a un costo complessivo di 12.330 euro.”Sulla base dei dati precedenti sull’efficacia del congelamento delle uova (4,5% -12% per ovocita riscaldato) e considerando i 16 ovociti di metafase-II, la possibilità di una gravidanza variava dal 52% all’ 87%”. “Le prove fornite da questo caso sono ovviamente insufficienti per trarre una precisa indicazione clinica per decidere a priori di rinviare il congelamento degli ovociti dopo la fine del trattamento”, ammettono gli esperti. “Tuttavia, siamo d’accordo con la teoria che suggerisce di discutere questa possibilità al momento della diagnosi di cancro, con la ragazza colpita e i suoi parenti, almeno nelle pazienti che saranno esposte a trattamenti oncologici, con rischio basso o medio di insufficienza ovarica. Ulteriori studi sono raccomandati per definire le indicazioni, l’efficacia, l’economicità e la sicurezza di questo approccio”.
Fonte: Pediatrics 2016
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)