La tua mente tende a vagare mentre effettui un lavoro monotono e ripetitivo? Certo che sì! Ma sognare ad occhi aperti implica qualcosa di più che contrastare la noia: secondo un nuovo studio, infatti, una mente che tende a vagare può conferire un vantaggio cognitivo ben preciso. È stato dimostrato che uno stimolo esterno dato da elettricità a bassa intensità può letteralmente cambiare il modo in cui pensiamo, producendo un vero e proprio picco nei sogni ad occhi aperti e, mentre questi fenomeni offrono una benvenuta via di fuga mentale dai compiti noiosi, essi hanno anche un simultaneo effetto positivo sulla nostra performance in ciò che stiamo facendo.
Gli stimoli sono stati applicati alla regione del lobo frontale, che è stata precedentemente collegata a questi fenomeni, ed ospita anche un centro importante nella rete del controllo esecutivo che ci consente di organizzare e pianificare il futuro. I sorprendenti risultati dello studio potrebbero derivare dalla convergenza in una singola regione cerebrale sia dei meccanismi di controllo del pensiero della funzionalità esecutiva che dell’attività di “liberazione del pensiero” dei sogni ad occhi aperti spontanei ed auto-diretti. Negli ultimi 15-20 anni è stato dimostrato che, a differenza dell’attività neurale localizzata legata ad un singolo compito, la divagazione mentale implica l’attivazione di una gigantesca rete che coinvolge molteplici parti del cervello. Questo coinvolgimento diffuso potrebbe essere implicato in esiti comportamentali quali la creatività e l’umore, e potrebbe anche contribuire alla nostra capacità di rimanere concentrati su ciò che facciamo mentre la nostra mente va a spasso.
Benché si presuma che le persone abbiano una capacità cognitiva limitata di prestare attenzione, la verità potrebbe essere molto più complessa, in quanto la stimolazione esterna, pur aumentando la tendenza della mente a viaggiare lontano, migliora nettamente i risultati di quel che stiamo facendo, potenziando di fatto le capacità cognitive del soggetto. (Proceedings of the National Academy of Sciences, 2015; 201421435)