(Reuters Health) – Nei pazienti con fratture vertebrali osteoporotiche acute di durata inferiore a sei settimane, l’intervento di vertebroplastica sembra essere efficace nel ridurre il dolore. È quanto emerge dallo studio VAPORE pubblicato su The Lancet. “Il tempo è essenziale – spiega William Clark del St. George Private Hospital di Kogarah, nel Nuovo Galles del Sud in Australia – infatti la finestra delle opportunità per il trattamento dei pazienti affetti da dolore severo a causa di recenti fratture osteoporotiche, è abbastanza stretta”.
La vertebroplastica è spesso utilizzata per le fratture osteoporotiche sintomatiche, ma la tempistica ottimale è controversa; secondo molti clinici si dovrebbe intervenire solo in pazienti con dolore che persiste dopo che la frattura è guarita.
Lo studio
Clark e il suo gruppo hanno confrontato la procedura di vertebroplastica con una procedura placebo in uno studio randomizzato di 120 pazienti di età superiore ai 60 anni con fratture dolorose osteoporotiche di durata inferiore alle sei settimane. La riduzione media del livello di dolore era maggiore nel gruppo trattato con vertebroplastica rispetto al gruppo di controllo con placebo a tutti i tempi considerati e anche i punteggi di disabilità sono migliorati in misura maggiore nel gruppo vertebroplastica rispetto al gruppo placebo dopo i giorni 1,3 e 6. Inoltre il gruppo con vertebroplastica ha utilizzato meno farmaci analgesici e ha avuto una degenza più breve rispetto al gruppo controllo. A 6 mesi, la perdita di altezza vertebrale è stata del 27% nel gruppo vertebroplastica rispetto al 63% del gruppo placebo. Sono stati soprattutto i pazienti con fratture toracolombari ad avere i maggiori benefici.
Le considerazioni
Si raccomanda la vertebroplastica nei pazienti anziani con dolore severo e una frattura tra la T10 e L3. E quanto prima questi soggetti sono sottoposti alle indagini per la vertebroplastica, meglio è. La questione più importante è non rinviare, in quanto il risultato della vertebroplastica potrebbe essere meno importante, in quanto l’osso potrebbe essersi indurito, ovvero guarito, secondo una forma anomala che non può essere più modificata dall’intervento. Lo studio VAPORE evidenzia un dato di rilievo, ovvero che non sempre la terapia medica conservativa è scevra da rischi. Per questo i medici dovrebbero offrire ai pazienti e a chi li assiste la possibilità di prendere in considerazione la vertebroplastica.
Fonte: Lancet 2016
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)