Melanoma: identificato meccanismo che promuove crescita e sviluppo di metastasi

L’interazione tra due proteine, il canale ionico TPC2 e l’enzima Rab7a, svolge un ruolo decisivo nel promuovere la crescita del melanoma e lo sviluppo di metastasi. È quanto emerge dallo studio condotto da un team di ricercatori della Ludwig-Maximilians-Universität di Monaco (Germania) – coordinato da Christian Grimm e da Karin Bartel – e pubblicato da Nature Communications.

Ricerche precedenti avevano già evidenziato come alcune mutazioni che aumentano l’attività nel canale ionico TPC2 siano associate a pelle chiara, capelli biondi e albinismo. Queste caratteristiche “candidano” fortemente le persone che le possiedono ad avere un melanoma. Al contrario, la perdita di TPC2 è associata a un rischio ridotto di melanoma.

Il canale ionico controlla la scomposizione di proteine negli endolisosomi, organelli cellulari coinvolti nei processi di trasporto e degradazione, e influenza i percorsi di segnalazione che regolano la crescita del tumore. Come TPC2, anche la proteina Rab7a è un importante regolatore del sistema endolisosomiale.

Lo studio
Utilizzando metodi di indagine come l’elettrofisiologia endolisosomiale patch-clamp e la misurazione del rilascio di calcio lisosomiale tramite microscopia a fluorescenza, i ricercatori tedeschi hanno osservato che si verifica un’interazione tra Rab7a e TPC2 a livello funzionale, in grado di promuove la crescita e l’invasività delle cellule del melanoma.

Al contrario, l’inibizione farmacologica di Rab7a è in grado di ridurre l’attività di TPC2 e, conseguentemente, la crescita del melanoma.

Infine – lavorando su modelli animali – il team ha scoperto che le dimensioni del tumore e le metastasi erano molto ridotte nei modelli con cellule di melanoma senza Rab7a o TPC2. “L’interazione tra queste due proteine potrebbe aprire la strada a nuove strategie terapeutiche che prendono di mira le specifiche vie di segnalazione che promuovono la crescita e le metastasi del melanoma”, conclude Christian Grimm.

Fonte: Nature Communications 2024

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