#lsea2024

A dire il vero

Biagio Oppi

Un progetto nato dalla volontà di contrastare il fenomeno delle fake news in ambito sanitario. È “A dire il vero”, progetto di media literacy realizzato da Pfizer di cui abbiamo parlato con Biagio Oppi Director, External Communications, Italy. Parte del team anche Cinzia Colazzo, Associate Project Coordinator, Italy, Carla Capobianco, Senior Manager, External Communications, Italy e Paola Corti, Senior Manager, External Communications, Italy

Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge? 
L’idea di questo progetto è nata come risposta al crescente fenomeno delle fake news che, durante la pandemia, ha assunto proporzioni allarmanti, al punto da essere definito “infodemia”. Questo dilagare di disinformazione, soprattutto su temi di salute, ha avuto un impatto negativo sulla salute pubblica e Pfizer, in prima linea durante la pandemia grazie allo sviluppo del vaccino anti-Covid, ha dovuto affrontare direttamente le conseguenze di questo fenomeno. Il nostro team di comunicazione esterna ha lavorato intensamente per contrastare gli effetti più dannosi, collaborando con giornalisti e fact-checkers per arginare la diffusione di notizie false. Tuttavia, abbiamo presto compreso che per affrontare il problema in modo efficace era necessario intervenire prima ancora che queste informazioni venissero consumate, promuovendo un’alfabetizzazione mediatica sui temi di salute. Abbiamo deciso di concentrarci su una serie di stakeholder prioritari, tra cui docenti e studenti delle scuole superiori, studenti delle scuole di giornalismo, giornalisti non specializzati nel settore salute, comunicatori pubblici e privati in ambito sanitario e stakeholder del settore salute. 

Potrebbe descriverlo brevemente? 
In seguito al confronto con numerosi esperti del settore e in virtù di evidenze condivise dai principali studi in ambito di misinformazione, si è identificato un percorso di promozione della media health literacy (alfabetizzazione mediatica in ambito salute) per fornire ai gruppi target gli strumenti necessari a riconoscere e interpretare le fake news. Questo approccio, noto come prebunking, viene attuato prima delle attività di debunking – ossia la confutazione di notizie false o antiscientifiche – che solitamente viene svolta dai fact-checkers. Abbiamo adottato un approccio diversificato per promuovere la media literacy, collaborando con partner specifici a seconda degli obiettivi. La fase pilota è stata avviata nelle scuole superiori di Roma, coinvolgendo studenti e docenti di una decina di istituti. Due partner principali sono stati coinvolti: la Fondazione Golinelli, che ha lavorato con i docenti, e la Fondazione Media Literacy, che ha collaborato con gli studenti. I moduli formativi hanno permesso ai docenti di arricchire le loro competenze e di insegnare agli studenti a decifrare le fake news. Gli studenti, a loro volta, hanno partecipato a laboratori pratici, producendo podcast, articoli e speciali su temi di salute. Parallelamente, agli studenti della Scuola di giornalismo di Bologna sono stati offerti moduli specifici per migliorare la comprensione del giornalismo medico-scientifico, mentre ai giornalisti non specializzati in ambito salute, delle regioni Abruzzo ed Emilia-Romagna, sono stati proposti corsi di formazione accreditati, promossi dai rispettivi Ordini regionali dei Giornalisti. In collaborazione con Ferpi e PA Social, abbiamo inoltre sviluppato un modulo formativo per i comunicatori pubblici e privati in ambito salute. 

Che risultati avete o volete raggiungere? 
Il nostro obiettivo principale è stimolare scuole, università, enti di formazione professionale e i nostri partner del sistema salute a promuovere corsi di formazione per prevenire la diffusione delle fake news e migliorare l’alfabetizzazione mediatica in ambito salute. In questo modo, intendiamo limitare i danni causati dalla misinformazione ma anche generare un approccio critico e informato alle notizie medico-scientifiche. Pfizer ha anche l’obiettivo di posizionarsi come leader nella lotta contro le fake news, non solo per responsabilità sociale, ma anche per rafforzare la fiducia e la reputazione del settore farmaceutico agli occhi dell’opinione pubblica.  

Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito? 
Per contribuire a limitare la diffusione di fake news e i danni provocati dalla misinformazione, ma anche per migliorare la fiducia e la reputazione del farmaceutico, occorre uno sforzo collettivo da parte di altre aziende e soggetti di rappresentanza. 

Qual è l’aspetto principale del Corporate Social Responsibility che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni? 
L’aspetto più importante sarà la capacità delle aziende di integrarsi in modo autentico e trasparente all’interno della comunità, contribuendo a risolvere problemi sociali reali. La sostenibilità ambientale continuerà ad essere una priorità, ma vedremo un’enfasi crescente sull’equità sociale e sull’accesso a informazioni verificate, specialmente in ambito salute. Le aziende dovranno impegnarsi non solo a ridurre il proprio impatto sull’ambiente, ma anche a generare un impatto positivo tangibile, che includa la promozione di diversity, equity and inclusion oltre all’educazione su temi critici come la disinformazione. Questo implica un dialogo continuo con gli stakeholder, una collaborazione attiva con le istituzioni e la società civile, e un impegno a lungo termine verso la trasparenza e la costruzione di fiducia. L’importanza della CSR risiederà nella sua capacità di rispondere in modo proattivo alle esigenze della società, andando oltre il mero rispetto delle normative, per diventare un vero e proprio agente di cambiamento positivo.



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