Eleonora Boni
Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
L’attività nasce prima di tutto dal senso di responsabilità come azienda leader del mercato della tiroide nel sensibilizzare la popolazione ad una maggior conoscenza della patologia tiroidea, dei relativi sintomi e dell’importanza della diagnosi precoce per garantire una migliore qualità della vita. A questo si unisce il desiderio di fornire uno strumento innovativo di auto-valutazione dei disturbi tiroidei favorendo l’empowerment del singolo e che possa al contempo rappresentare una fonte affidabile di informazioni.
Potrebbe descriverlo brevemente?
Latuatiroide.it è il portale Merck dedicato alla tiroide che vede una continua evoluzione. Da un semplice sito di fruizione dei contenuti, è diventato strumento di autovalutazione per individuare precocemente eventuali disturbi tiroidei e consigliare una lista di specialisti a livello nazionale da poter contattare per un appuntamento. Di recente, inoltre, è stata anche introdotta la possibilità di prenotare una visita endocrinologica, direttamente dal portale, grazie alla partnership con MioDottore. In una realtà dove spesso lamentiamo la mancanza di tempo, quindi, permettiamo al cittadino di prendersi cura della propria tiroide in pochi e semplici click.
Che risultati avete o volete raggiungere?
Dal lancio del progetto, abbiamo facilitato digitalmente 50.000 diagnosi e consentito a quasi 2.000 persone di effettuare uno screening del TSH attraverso una campagna pilota all’interno delle farmacie. L’obiettivo è quello di incrementare ulteriormente questo risultato, continuando a migliorare l’ecosistema digitale e ad estendere l’iniziativa nelle farmacie a livello nazionale.
Cosa pensa ci sia ancora da fare in questo ambito?
I disturbi della tiroide sono decisamente diffusi (si stima da dati di letteratura una prevalenza pari all’11%) ma sotto diagnosticate. Sempre per dare qualche numero, circa il 4% della popolazione italiana potrebbe essere affetta da tali disturbi, non ancora diagnosticati; in termini assoluti, parliamo di 2,2 milioni di persone. Questo numero elevato è dovuto soprattutto alla confondibilità dei sintomi, che non sempre sono riconducibili ad un disturbo tiroideo. In tale contesto risulta fondamentale una corretta informazione, unitamente alla necessità di favorire e velocizzare il processo di diagnosi.
Qual è l’aspetto principale della Patient Advocacy Campaign che sarà più importante secondo lei nei prossimi anni?
Il vero valore aggiunto di questa attività, è la continuità del progetto stesso. Si è partiti da un semplice sito di disease awareness, si è deciso poi di aggiungere un symptom checker con la possibilità di trovare l’endocrinologo attraverso un servizio di geolocalizzazione. A questo si è aggiunta una campagna SEM basata su uno studio approfondito della popolazione che andasse ad incrociare bisogni, interessi e piattaforme maggiormente fruite per intercettare il target d’interesse della piattaforma stessa. Siamo poi passati all’utilizzo della generative AI, al fine di fornire aggiornamenti continui sulla patologia che potessero essere d’aiuto ai fruitori del sito web. Da pochi mesi, è stata aggiunta la possibilità di prenotare direttamente dal sito una visita specialistica, ma pensiamo e sentiamo di non essere ancora arrivati al traguardo. È proprio questa continua evoluzione in base alle esigenze dei cittadini che vogliamo mantenere: l’ambizione è quello di creare un ecosistema che vedrà l’incontro di canali fisici e digitali a beneficio degli utenti e più nello specifico dei potenziali pazienti affetti da disturbi tiroidei.