(Reuters Health) – Secondo quanto suggerisce una revisione sistematica degli studi con metanalisi, pubblicata dal Journal of American Heart Association, una supplementazione dell’alimentazione con quercetina sarebbe associata a un lieve calo della pressione sanguigna sistolica e diastolica. La quercetina è uno dei flavonoidi che abbondano nei vegetali, specie in mele, capperi, cacao in polvere, frutti di bosco, uva rossa, vino rosso, agrumi, broccoli, cipolle, e anche nei fiori, foglie e radici delle piante di tè verde e tè nero. In diversi studi i flavonoidi alimentari sono stati associati con una ridotta incidenza di mortalità per le malattie cardiovascolari, ma i dati sui loro effetti sulla pressione sanguigna sono stati fino ad ora inconcludenti.
Lo studio
Per approfondire questo tema Maria-Corina Serban e colleghi della University of Alabama a Birmingham, in collaborazione con l’Università di Medicina e Farmacia di Timisoara, in Romania, hanno condotto una metanalisi basata sui dati di una revisione sistematica degli studi pubblicati in proposito. Tra gli studi considerati vi erano 7 studi clinici randomizzati per un totale di 587 partecipanti. Si è così evidenziato che in base alle differenze medie ponderate, la supplementazione a base di quercetina era associata con una riduzione del 3,04 mm/Hg della pressione sistolica (massima) che è stata significativa solo in studi della durata di almeno otto settimane e con dosi di almeno 500 mg al giorno. Allo stesso modo, la pressione sanguigna diastolica (minima) è diminuita in media di 2,63 millimetri/Hg con la supplementazione di quercetina, rispetto al placebo. Va aggiunto che per quanto riguarda la pressione sistolica e diastolica, i miglioramenti sono stati osservati solo con dosi più elevate di quercetina, ma il calo della pressione diastolica o sistolica non appariva associato con la durata del trattamento. Va anche segnalato che la quercetina è sicura e ben tollerata come evidenziato in tutti gli studi, e non vi sono state segnalazioni di eventi avversi gravi.
Le conclusioni
Gli autori dell’analisi ritengono che, seppure piccola, una diminuzione di 3 mm/Hg della pressione sanguigna possa essere considerata significativa. E concludono rimarcando che questo nutraceutico “potrebbe essere considerato come un efficace adiuvante per la terapia antipertensiva”. ” Tuttavia – aggiungono – sono necessari ulteriori studi clinici ben disegnati per chiarire il valore clinico della supplementazione di quercetina nella terapia dell’ipertensione, per regolare il dosaggio, e per indagare le possibili interazioni farmacologiche tra quercetina e farmaci antipertensivi, dato che la quercetina, come i farmaci, viene metabolizzata dal sistema del citocromo P450″.
Kevin Croft della University of Western Australia a Perth, che ha studiato gli effetti della quercetina sulla funzione endoteliale, ha commentato favorevolmente questi risultati aggiungendo che seppure una riduzione di 3 mm/Hg della pressione arteriosa sistolica possa essere insignificante per un singolo soggetto, sarebbe invece importante considerando gli effetti sull’intera popolazione, dove anche una minima riduzione della pressione arteriosa, potrebbe influenzare in modo significativo la mortalità cardiovascolare. Inoltre, ha precisato che il risultato dell’analisi è importante se inserito nel contesto degli effetti di riduzione della pressione sanguigna ottenibili con la dieta arricchita in alimenti che contengono flavonoidi.
Fonte: J Am Heath Assoc 2016
Will Boggs MD
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)