Secondo una recente ricerca, il bullismo sul lavoro abbatte le vittime e le rende un bersaglio facile per ulteriori abusi. Esse infatti divengono ansiose, il che le rende meno capaci di difendersi da sole e più vulnerabili ad altre molestie. La ricerca suggerisce che gli impiegati non soltanto dovrebbero stigmatizzare i bulli del lavoro, ma anche aiutare le vittime ad ottenere le skill necessarie a gestire le situazioni difficili. La relazione fra bullismo sul lavoro ed impatto psicologico sulle vittime è dunque molto più complessa del previsto. Alcuni esempi di bullismo sul lavoro comprendono molestie, offese o anche la semplice esclusione sociale di una persona ripetutamente nell’arco di un periodo di sei mesi. Il bullismo sul lavoro porta a conseguenze negative per la salute in quanto la vittima è esposta ad una situazione molto stressante che determina ansia e mancanza di vigore, riducendo le risorse disponibili per reagire alle situazioni difficili, e determinando pertanto anche una riduzione del supporto ricevuto da colleghi e supervisori. Esiste anche un altro fenomeno, chiamato “meccanismo di percezione pessimistico”, in conseguenza del quale gli impiegati ansiosi potrebbero valutare l’ambiente in modo più negativo. Chiaramente gli impiegati necessitano di solide politiche contro il bullismo, ma i programmi di addestramento atti ad aiutare le vittime ad apprendere meccanismi gestionali potrebbero aiutare a spezzare il circolo vizioso collegato a questo malcostume. (Anxiety, Stress, & Coping online 2015, pubblicato il 17/2)
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