Soffrire di apnee notturne potrebbe raddoppiare il rischio di incidenti sul lavoro. A dimostrarlo è una ricerca italiana pubblicata su SLEEP e che punta i riflettori sulle conseguenze di un problema molto diffuso e spesso sottovalutato.
Lo studio
In Italia ogni anno si registrano circa un milione di infortuni sul lavoro, tra cui 1.200 decessi e 25.000 casi di invalidità permanente. Inoltre, secondo l’Inail, nel 2015 le morti sul lavoro sono aumentate di ben il 16% rispetto al 2014. “Un’efficace politica di promozione della salute del sonno – afferma Nicola Magnavita, dell’Unità di Medicina del Lavoro, Università Sacro Cuore di Roma e membro del team di ricerca – possono contribuire ad evitare 250.000 infortuni, 300 morti e 6.000 casi di invalidità l’anno, solo nel nostro Paese”. Ma, prosegue, “il fatto che l’apnea notturna non sia una malattia professionale ha finora distolto dal dare a questa condizione l’attenzione che merita”.
Di qui la necessità di una ricerca che quantificasse scientificamente le conseguenze del problema. Oggi, evidenzia il coordinatore del gruppo di studio Sergio Garbarino, del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Genova, “la certezza del dato scientifico è imprescindibile per persuadere chi amministra ad investire maggiori risorse nella prevenzione”. In questa direzione va anche il primo progetto Osas-Sonnolenza Autotrasporto Salute Sicurezza, messo a punto dal Ministero delle Infrastrutture e i Trasporti, per prevenire gli incidenti automobilistici. Prevederà, tra l’altro, un ampio screening che coinvolgerà 10.000 autotrasportatori, categoria tra cui ben il 30% soffre di apnee ostruttive.