#lsea2024

Occhio Secco (Dry Eye):
nel setting pre-cataratta

Luca Generoso
Melany Macrina
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Sensibilizzare gli oftalmologi sull’importanza di una diagnosi precoce e gestione adeguata della malattia dell’Occhio Secco. È questo l’obiettivo del progetto “Occhio Secco (Dry Eye): nel setting pre-cataratta”, realizzato da Alcon di cui abbiamo parlato con Luca Generoso, Marketing Manager, Dry Eye & Ocular Health Alcon e Melany Macrina, Marketing Specialist, Dry Eye & Ocular Health Alcon

Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
L’idea nasce da un dato sorprendente: il 65% dei pazienti che si deve sottoporre a un intervento di cataratta presenta segni clinici latenti di Occhio Secco (Dry Eye) che possono emergere con una sintomatologia conclamata solo dopo la chirurgia. Questo disagio non solo compromette la loro soddisfazione, ma può anche influenzare l’esito dell’intervento stesso. Una corretta diagnosi e trattamento di Dry Eye sono dunque fondamentali, non solo per ridurre questo disagio, ma anche per ridurre un possibile errore nel calcolo della lente intraoculare. Da questa consapevolezza, insieme con board di Opinion Leader di fama internazionale IOSA (Italian Ocular Surface Associates) è nato il progetto “Occhio Secco (Dry Eye): nel setting pre-cataratta”. Il nostro obiettivo è sensibilizzare gli oftalmologi sull’importanza di una diagnosi precoce e gestione adeguata della malattia dell’Occhio Secco.

Potreste descriverlo brevemente?
Il progetto pone le basi per un nuovo e semplificato iter diagnostico del riconoscimento precoce dell’Occhio Secco, attraverso un programma di training basato su un elenco di test diagnostici standardizzati. Questo programma contribuisce alla diffusione di criteri diagnostici uniformi per facilitare la diagnosi e la gestione della patologia. Il nuovo iter diagnostico ha previsto il ricorso a 8 test nella modalità 4+4: quattro da somministrare attraverso l’utilizzo di uno strumento diagnostico automatizzato e 4 tradizionali. I risultati di ogni test sono stati raccolti in un software dedicato (IOSA) che genera un riepilogo completo e dettagliato. Per ogni test è possibile inserire un colore: rosso se il risultato è non fisiologico o verde se è fisiologico. Guidando lo specialista attraverso il codice colore, il sistema supporta la gestione della patologia, facilitando il follow-up del paziente.

Che risultati avete o volete raggiungere?
Il progetto ha coinvolto 12 centri di oftalmologia sul territorio nazionale. I risultati preliminari sono stati presentati in anteprima alla XXV edizione del Congresso Nazionale AICCER (Associazione Italiana di Chirurgia della Cataratta e Refrattiva), ottenendo visibilità su diverse riviste di settore. Sono stati raccolti dati aggregati di oltre 1.000 pazienti sottoposti a intervento di cataratta. Secondo gli esperti, si tratta del “più ampio lavoro ad oggi in termini numerici della sindrome dell’Occhio Secco”.

Cosa pensate ci sia ancora da fare in questo ambito?
È fondamentale diagnosticare il Dry Eye nel setting pre-chirurgico, sia per gli interventi di cataratta sia per quelli di refrattiva, al fine di migliorare gli outcome clinici e la qualità della vita dei pazienti. Lo specialista deve acquisire “un automatismo” nell’individuare questa patologia e deve agire in termini preventivi con una terapia adeguata.

Qual è l’aspetto principale del Marketing Project che sarà più importante secondo voi nei prossimi anni?
Facilitare il patient journey è un elemento imprescindibile in ogni progetto di Marketing. La capacità di ridurre i tempi diagnostici e anticipare l’inizio delle terapie rappresenta un fattore chiave per il successo di qualsiasi iniziativa. I pazienti desiderano esperienze rapide ed efficienti, e la diagnosi precoce è fondamentale per ottenere i migliori risultati di cura. I progetti di Marketing che dimostrano un impatto tangibile sulla velocizzazione della diagnosi avranno un valore inestimabile. È fondamentale offrire soluzioni personalizzate sui bisogni specifici di ogni paziente, “reinventando” il patient journey. La partnership tra azienda e operatori sanitari deve tradursi in risultati concreti e duraturi, adattandosi agli unmet needs degli stakeholder coinvolti.



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