(Reuters Health) – I problemi di movimento delle persone con Parkinson non sarebbero dovuti ad alterazioni del movimento in sé, ma a disfunzioni a livello di percezione sensoriale dello spazio. A ipotizzarlo è uno studio pubblicato su Current Biology. “Alcune alterazioni della mobilità nei malati di Parkinson potrebbero essere correlate all’alterazione delle funzioni cognitive, piuttosto che all’alterazione dei movimenti in sé”, spiega la coordinatrice della ricerca Michele Basso, dell’Università della California di Los Angeles.
Lo studio
Basso e colleghi hanno preso in considerazione 30 partecipanti in fase iniziale di Parkinson e senza malattie neurologiche precedenti. I ricercatori hanno escluso le persone affette da demenza o depressione. Inoltre, le persone coinvolte non erano daltoniche e avevano una visione corretta. Le persone con Parkinson erano in cura con farmaci che normalizzano i livelli di dopamina e sono state messe a confronto con 102 giovani adulti sani.
Per valutare la funzione visiva dei partecipanti, i ricercatori hanno utilizzato delle immagini formate da puntini alle quali erano sovrapposte le stesse immagini a puntini in una diversa direzione, a destra o a sinistra. Ai partecipanti sono state mostrate una serie di immagini in bianco e nero e in rosso e verde su un monitor, con alcune immagini più semplici di altre. I soggetti dovevano capire in che direzione era copiata l’immagine sovrapposta. Per valutare la risposta, i ricercatori hanno utilizzato telecamere per tracciare i movimenti degli occhi, mentre i partecipanti sceglievano la direzione schiacciando il tasto di destra o di sinistra.
Le evidenze
Sia il gruppo dei partecipanti con Parkinson che il gruppo dei controlli hanno risposto bene al test, con il 90% delle risposte giuste quando le immagini erano semplici. Ma con le immagini più complesse i due gruppi avevano difficoltà nel capire la direzione dei puntini sovrapposti, soprattutto tra il gruppo dei pazienti affetti da Parkinson.
“L’opinione comune è che il Parkinson sia una malattia del movimento, ma questi dati suggeriscono che la malattia altera i processi cerebrali in un modo molto più complicato – aggiunge Basso – Questo studio dimostra che i malati di Parkinson hanno problemi nel combinare segnali sensoriali e della memoria”. I ricercatori americani vorrebbero ora proseguire gli studi per comprendere i fattori neurologici coinvolti nella disfunzione e capire se si tratta di un sintomo indipendente dai livelli di dopamina. Inoltre, vorrebbero cercare un marker biologico per diagnosticare precocemente il Parkinson.
Fonte: Current Biology 2016
Lorraine L. Janeczko
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)