Juno (JUpiterNear-polarOrbiter) è arrivata nell’orbita di Giove. La sonda della NASA lanciata il 5 agosto 2011 ce l’ha fatta. Dopo un viaggio durato 5 anni, per 3 miliardi di chilometri percorsi, alle 5:53 ora italiana, Juno è entrata nell’immenso campo magnetico del pianeta gigante, esteso 100 volte più del raggio dello stesso Giove, che misura fra i 66.000 e i 71.000 chilometri.
Una tecnologia in parte italiana
A guidare Juno anche in questa parte del suo viaggio il sensore d’assetto italiano Autonomous Star Tracker, realizzato da Leonardo-Finmeccanica. Sono italiani anche due dei nove strumenti scientifici a bordo: lo spettrometro Jiram (JovianInfraRedAuroral Mapper) finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e realizzato da Leonardo-Finmeccanica Campi Bisenzio (Firenze) sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Inaf), e KaT (Ka-Band Translator), progettato dall’Università Sapienza di Roma e realizzato dalla Thales Alenia Space Italia con il supporto dell’Asi.
La missione
Larga 20 metri e alta 4,5, Juno è il primo veicolo spaziale a energia solare impegnato in una missione così lontana dal Sole ed è anche il primo veicolo spaziale a sorvolare i poli di Giove, esplorando i vortici che tormentano l’atmosfera del pianeta 300 volte più massiccio della Terra. Muovendosi su un’orbita polare, Juno studierà i campi gravitazionali e magnetici, di Giove ed esplorerà le sue nubi vorticose e la sua atmosfera. Cercherà di capire la quantità di acqua presente sul pianeta e proverà a delinearne la struttura interna cercando le prove di un nucleo solido, il tutto in 20 mesi di tempo compiendo un totale di 37 orbite. In bocca al lupo, Juno!