Chi si ammala di tumore deve lottare spesso anche con difficoltà di ordine pratico, come per esempio raggiungere ogni settimana l’ospedale per farsi disinfettare il picc, il catetere che serve per iniettare nelle vene i farmaci della chemioterapia. Difficoltà che coinvolgono anche i caregiver, in particolare quando il paziente è molto anziano o molto provato dalla malattia.
Per alleggerire il peso di queste difficoltà, l’Istituto dei tumori di Napoli ha lanciato il progetto HVAS (Home Vascular Access System), una innovativa e, al momento unica, iniziativa sul territorio nazionale ed europeo, che garantisce – tanto ai caregiver quanto ai pazienti – una qualità di vita migliore grazie al risparmio di risorse e di giornate di lavoro.
L’iniziativa è rivolta in modo particolare ai portatori di picc, che vengono impiantati e rimangono in sede per lunghi periodi di tempo. È necessario che questi dispositivi siano oggetto di una vera e propria manutenzione settimanale, al fine di garantirne la funzionalità e prevenire infezioni.
La manutenzione dei picc normalmente viene effettuata in ospedale, ma può essere effettuata al domicilio del paziente dai caregiver, opportunamente formati attraverso un corso e poi seguiti in tutte le attività tramite uno smartphone. Questa pratica limita anche il contatto dei pazienti con l’ospedale, riducendo il rischio di contrarre anche infezioni ospedaliere.
“I caregivers svolgono un ruolo fondamentale in questo percorso – dice Pasquale Aprea, responsabile della struttura dipartimentale accessi vascolari e day surgery del Pascale, nonché coordinatore del progetto HVAS – non sono infermieri o medici, sono persone opportunamente formate dai sanitari per svolgere compiti specifici, compiti elementari ma di enorme utilità per i pazienti. Paziente e caregiver possono usufruire di un supporto costante da parte di personale clinico esperto durante le procedure di management dell’accesso vascolare, attraverso un sistema di teleassistenza che permette di monitorare in tempo reale l’esecuzione della procedura. Questo ha una grossa valenza non solo dal punto di vista clinico ma anche dal punto di vista umano”. Il corso è iniziato martedì 18 giugno con la formazione dei primi 25 caregiver.
“L’obiettivo – osserva il direttore generale del Pascale, Attilio Bianchi – è quello di garantire un’assistenza territoriale qualificata e di qualità a tutti quei pazienti che devono sottoporsi a terapie infusionali frequentemente, attraverso un sistema omnicomprensivo di persone, dispositivi, formazione certificata e tecnologie dedicate. Il progetto HVAS del Pascale, voluto fortemente anche da Sandro Pignata, nostro oncologo e responsabile scientifico della Rete Oncologica Campana, risponde in maniera coerente anche a quanto definito nel più ampio Piano Oncologico Europeo con declinazione nel Piano Nazionale, che sottolinea l’importanza dell’applicazione di tecniche di eHealth education. Enfatizza inoltre il ruolo sempre più strategico del caregivers che diventa in molti casi, se adeguatamente coinvolto e formato, parte del percorso di cura della persona affetta da patologia tumorale”.
“Negli ultimi decenni, – aggiunge Ugo Trama, dirigente dello staff della direzione generale per la tutela della salute della Regione Campania – le innovazioni diagnostiche e terapeutiche hanno contribuito ad un aumento della sopravvivenza dei malati oncologici, determinando cambiamenti nei modelli di presa in carico a favore di una maggiore diffusione sul territorio delle attività di follow up e terapie di mantenimento. Dunque, facilitare l’accesso del paziente a setting decentrati diventa una necessità per una realistica presa in carico del paziente oncologico e, in questo contesto, il progetto risponde in maniera coerente puntando alla prossimità delle cure. Il concetto di prossimità risponde anche al potenziamento dell’assistenza domiciliare e della telemedicina, tutte attività da considerare come un insieme inscindibile e innovativo finalizzato a garantire migliori out come e qualità di vita sia ai pazienti che ai propri caregiver, nonché a garantire una sanità più equa e sostenibile”.