L’esposizione a DEHP e dieta grassa danneggia il sistema riproduttivo

L’esposizione prenatale a di(2-etilesil)ftalato (DEHP), in associazione a una dieta grassa, danneggia il sistema riproduttivo in misura maggiore rispetto all’esposizione a uno solo dei due fattori. È la conclusione cui è giunto uno studio sul modello animale condotto da un team dell’Università dell’Illinois Urbana-Champaign. Le evidenze emerse sono state pubblicate da Biology of Reproduction.

La tossicità del DEHP è dovuta alla sua capacità di mimare gli ormoni dell’organismo, con effetti a lungo termine sulla salute. In passato è stato dimostrato da vari gruppi di ricerca che l’esposizione prenatale al DEHP diminuisce i livelli di testosterone e causa problemi di fertilità negli animali di sesso maschile. Inoltre, una dieta della femmina gravida ricca di grassi può ridurre il numero di spermatozoi nella prole maschile.

Lo studio
Per studiare l’influenza dei due effetti combinati, i ricercatori hanno utilizzato quattro gruppi di animali gravidi: uno di controllo e tre esposti al DEHP, a una dieta ricca di grassi o a entrambi i fattori. Il team, quindi, ha seguito la prole osservando che una dieta ricca di grassi ha un effetto più dannoso sul sistema riproduttivo maschile rispetto al solo DEHP e che i cuccioli nati da madri che erano state esposte a entrambi i fattori mostravano i risultati peggiori.

Inoltre, sebbene il peso corporeo della prole delle mamme che seguivano una dieta ricca di grassi da sola o in combinazione con DEHP fosse superiore a quello degli altri, il peso degli organi riproduttivi era inferiore e questi animali producevano meno sperma e avevano livelli di testosterone più bassi. Infine, attraverso tecniche di colorazione dei tessuti, i ricercatori hanno scoperto che gli organi riproduttivi presentavano cellule anomale, che contribuivano alla disfunzione delle gonadi. “Anche se dobbiamo confermare i risultati sugli esseri umani, questo studio dovrebbe servire a sensibilizzare sul ruolo dell’ambiente e della dieta durante la gravidanza”, conclude CheMyong Jay Ko, autore senior dello studio.

Fonte: Biology of Reproduction 2024

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