(Reuters Health) – Come gestire il linfoma nelle donne in attesa? Sulla base di una ricerca retrospettiva apparsa su JAMA Oncology sembrerebbe che la terapia sistemica nelle donne in gravidanza somministrata dopo il primo trimestre sia sicura e bene tollerata, con effetti sulla madre e sul nascituro che sembrano accettabili.
“La gestione del linfoma diagnosticato durante la gravidanza -spiega Michelle Fanale della University of Texas e Anderson Cancer Center di Houston – è controverso ed è stato guidato in gran parte dai risultati di casi clinici e piccole serie”.
Lo studio retrospettivo
I ricercatori hanno valutato in modo retrospettivo gli esisti di diversi trattamenti in trentuno donne con diagnosi di linfoma di Hodgkin e otto con linfoma non-Hodgkin durante la gravidanza. A tre delle trentanove donne incluse è stato consigliato d’interrompere la gravidanza per iniziare subito dopo la terapia sistemica; ventiquattro hanno invece ricevuto la terapia prenatale (doxorubicina) e per le dodici rimanenti la terapia è stata somministrata dopo il parto.
Gli esiti materni non sono stati influenzati dalla somministrazione della terapia prenatale, anche se delle quattro donne del gruppo che hanno avuto un aborto spontaneo, due avevano ricevuto la terapia durante il primo trimestre di gravidanza. Secondo i dati del follow-up di 67,9 mesi (mediana) dalla diagnosi del linfoma, i tassi a cinque anni di assenza di progressione della malattia e di sopravvivenza sono stati rispettivamente del 75 e 82%. Questi tassi non hanno subito differenze in base alla tempistica della chemioterapia.
I risultati
Anche se il tempo di follow-up è stato relativamente breve, non sono state osservate malformazioni fetali gravi o anomalie. I tassi di parto pretermine erano simili nel gruppo che ha ricevuto la terapia prenatale rispetto a quello che ha atteso il parto. “In questa serie analizzata, la decisione di rinviare la terapia fino a dopo il parto non ha influenzato gli esiti materni. I nostri risultati, insieme con quelli di studi precedenti, ci portano a raccomandare di attendere per l’inizio della terapia fino al secondo trimestre, se questa strada può essere percorsa con il consenso del paziente”, concludono gli autori.
Fonte: JAMA Oncol 2016
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)