(Reuters Health) – Le persone reduci da un ictus, quando rientrano sul posto di lavoro, hanno maggiori probabilità di affrontare disabilità non obiettivabili, come affaticamento, problemi della memoria e della concentrazione. E’ quanto emerge da un’indagine condotta nel Regno Unito, i cui risultati sono stati pubblicati sul BMJ, che ha rilevato tali problemi, consultando gli archivi dei post inviati per un periodo di 7 anni (2004-2011) al forum online TalkStroke.
Il metodo
Passando in rassegna circa 20.000 post, sono stati isolati quelli che contenevano frasi come “tornare al lavoro” e “tornato al lavoro”. L’autore principale dello studio, Anna De Simoni del Center for Primary Care and Public Health di Barts e della London School of Medicine and Dentistry presso la Queen Mary University of London, ha tenuto a precisare quanto ogni ictus debba essere considerato come un caso a sé, e che gli effetti dell’ictus sono di diversa durata da un soggetto ad un altro. “Per le persone più giovani, ovviamente, le possibilità di recupero sono maggiori”, ha aggiunto. E ha ribadito che alcuni pazienti reduci da ictus possono tornare tranquillamente al lavoro, mentre molti altri non lo possono fare.
I risultati
Nell’arco dei sette anni presi in considerazione, 60 persone hanno inviato post che riportavano i problemi del loro ritorno al lavoro, dopo un ictus. Avevano subito ad un’età media di 44 anni. Quasi tutti hanno scritto di avere dei problemi non visibili a tutti come problemi di memoria e di concentrazione o cambiamenti di personalità. Alcuni hanno descritto esperienze positive sul luogo di lavoro, mentre altri si sono lamentati per la preoccupazione di perdere il lavoro a causa di problemi correlati all’ictus. Molti hanno espresso difficoltà a mantenere il posto di lavoro se il datore di lavoro o il medico non fossero riusciti a comprendere questi esiti deleteri non evidenziabili o se non ci fosse stata una certificazione che dichiarava l’idoneità a riprendere il lavoro. “I sopravvissuti all’ictus sono generalmente consapevoli delle loro menomazioni invisibili, anche se tornando al lavoro, queste manifestazioni spesso si rivelano al paziente in tutta la loro possibile dimensione”, ha detto De Simoni. “L’invisibilità dei disturbi causa difficoltà ai pazienti, che in parte si sentono di poter ritornare al lavoro, e così fanno, anche se avvertono che non in grado di lavorare come prima. Comunque le disabilità non oggettive non dovrebbero impedire alle persone di riprendere lavoro. Riprendere il lavoro ha effetti positivi sulla salute delle persone con patologie croniche, anche se potrebbe essere necessario modificarne le modalità. Aumentare la consapevolezza tra i sopravvissuti all’ictus può aiutarli ad accettare meglio le difficoltà ictus-correlate. Recupero e ripresa stabile del successo nel lavoro possono essere ottenuti con una ripesa graduale, orario ridotto o con il lavoro da casa”
Fonte: BMJ Open 2016
Kathryn Doyle
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)