Il rapporto tra sanità pubblica e privata è da sempre al centro di dibattiti e quasi sempre di carattere polemico. Da un lato chi sottolinea la difficile coesistenza tra i valori etici e universalistici di un Servizio sanitario nazionale solidaristico e un settore di diritto privato che, in quanto tale, declina le proprie attività anche in una prospettiva imprenditoriale. Dall’altro chi invece ne difende non soltanto il diritto ad esistere ma ne sottolinea, alla luce del vincolo inscindibile che lo lega alla cosiddetta “committenza”, la possibilità di operare secondo un unico modello dove le prestazioni delle strutture di diritto privato del Ssn non sono scelte, bensì assegnate dal Pubblico e dove il privato accreditato è l’unico remunerato sulla base di tariffari nazionali, quando invece le strutture di diritto pubblico continuano a essere finanziate a piè di lista, a copertura di inefficienze e sprechi.
Di questo si è parlato in occasione della terza puntata di SaniTalk, il progetto realizzato da Sics Editore con il supporto di Alfasigma e condotto da Corrado De Rossi Re, che ha visto ospiti Andrea Quartini, deputato del M5S e membro della Commissione Affari Sociali della Camera; Paolo Petralia, vice presidente vicario Fiaso; Rosa Borgia, vicepresidente Card; Paolo Serra, del direttivo Sifo. Un confronto in cui sono stati espresse molteplici opinioni ma si è anche concordato su un punto: se, nel rispetto della Costituzione, il nostro Paese decidesse di salvaguardare il Servizio sanitario nazionale investendo seriamente in esso, la diatriba pubblico-privato avrebbe poca ragion d’essere.
Certo è che il tema non può essere trascurato, dal momento che la sanità pubblica e quella privata si intersecano costantemente. Lo ha ricordato Paolo Petralia aprendo il dibattito e sottolineando come, tuttavia, al cittadino faccia “poca differenza che l’erogatore da cui riceve la prestazione sia pubblico e privato. Il vero problema nasce quando il cittadino decide di ricorrere al privato per vedere soddisfatta la propria domanda di salute in tempi più brevi o con livelli qualitativi maggiori”. È questo, dunque, il punto: il privato diventa la risposta a quello che il servizio sanitario pubblico non è più in grado di offrire, creando un profondo gap tra chi può pagarsi le cure e chi no.
La soluzione? “Creare sinergia, mettendo il cittadino al centro e facendosi guidare da una regia che più che pubblica definirei istituzionale”. Per Petralia per fare questa è però necessaria una condizione: “Il Ssn deve poter contare su risorse necessarie e sufficienti a soddisfare la domanda di salute dei cittadini”.
Petralia ha quindi ampliato il suo intervento anche per smentire i termini negativi con cui è sempre stata dipinta l’aziendalizzazione del Ssn: “Aziendalizzare non ha niente a che fare con la privatizzazione né con la monetizzazione. L’azienda è il luogo in cui si fa squadra e si ottimizza; un terreno neutro dove poter costruire insieme, fare innovazione e valorizzare le competenze. Per mettere insieme tutto questo, però, serve capacità manageriale e spazio di azione, oltre che risorse e strumenti”.
La questione pubblico-privato, peraltro, non riguarda soltanto le strutture ospedaliere, ma anche quelle residenziali sul territorio, nonché i medici di medicina generale e gli specialisti ambulatoriali che, pur svolgendo una funzione pubblica, sono liberi professionisti. La rete sanitaria privata è così fitta e diversificata che, per Rosa Borgia, “è assolutamente necessario che il Pubblico svolga un ruolo di governo di questo binario parallelo di assistenza”. Per la vicepresidente Card, questo governo è necessario anche per non rischiare di lasciare il cittadino solo e disorientato nel momento in cui si trova a cercare una risposta ai suoi bisogni di salute. È inoltre fondamentale per realizzare quel modello di presa in carico che segue il paziente lungo tutto il suo percorso di cura, compreso quando ricorre al privato.
In ambito territoriale, ha quindi ricordato Borgia, “i distretti sono nati proprio per garantire l’erogazione di prestazioni sul territorio, tuttavia per 30 anni sono rimasti un ambito marginale del Ssn, su cui non sono state investite risorse umane né strumentali o strutturali”. La vicepresidente Card ha quindi ribadito il ruolo imprescindibile del pubblico sul territorio, “che è un ambito eterogeneo non solo per bisogni, ma anche per condizioni orografiche, sociali ed economiche. Aspetti su cui solo un sistema pubblico può garantire universalità ed equità di assistenza, se anche in sinergia con il privato convenzionato”.
Sulla stessa linea Paolo Serra, che dal suo punto di vista ha posto l’attenzione anche sul ruolo dei farmacisti quali garanti del diritto di accesso al farmaco. I farmacisti inoltre, ha detto il consigliere della Sifo, sono “filtri attivi delle prescrizioni: da una parte siamo garanti dell’appropriatezza di una terapia e un ponte tra il paziente e i medici, dall’altro abbiamo un ruolo importante nella gestione dei costi e delle attività che contribuiscono alla sostenibilità del sistema”.
Anche per il consigliere Sifo il rapporto tra pubblico e privato deve essere sinergico ma governato e controllato. “In un sistema basato sui benchmark, è evidente che una struttura privata che seleziona i pazienti otterrà risultati più alti in termini di esiti, ma questo non necessariamente significa che sia migliore del pubblico, perché è al pubblico che afferiscono molti dei casi più complessi. È il servizio pubblico quello che tutelare le fasce più deboli della popolazione”.
“Quando le sinergie non funzionano – ha concluso Serra – nascono i problemi. Tra questi viviamo oggi nel vivo la carenza di personale nel Ssn e la fuga di quelli che vi lavorano verso il privato”. Se la partnership pubblico-privato “non è qualcosa da demonizzare”, tuttavia per il consigliere della Sifo va scongiurato che “la politica, piuttosto che affrontare le sfide difficili, accetti le soluzioni facili, affidando e acquistando dal privato gran parte dei servizi e, così facendo, lasciando ancora più indietro il pubblico, indebolendolo ulteriormente”.
A chiudere gli interventi, l’onorevole Andrea Quartini. “Il ruolo del Ssn è indiscutibile e richiama alla Costituzione, che definisce la Salute un diritto fondamentale che il Paese deve garantire”. La prima cosa da fare, per Quartini, è dunque “mettere a disposizione del servizio pubblico tutte le risorse necessarie a offrire le prestazioni di cui i cittadini hanno bisogno, senza dovere delegare al privato”. Per l’onorevole del M5S “questo significa che la spesa sanitaria non dovrebbe neanche fare parte del patto di stabilità e che non si dovrebbe pensare di far scendere il Fsn al di sotto dell’8% del Pil”.
Per Quartini esiste sicuramente un problema di sostenibilità del Ssn, ma anche soluzioni per ridurre il peso della domanda di salute, ad esempio attraverso la prevenzione: “Mantenersi in salute significa diminuire l’impatto delle malattie, con evidenti benefici anzitutto sui cittadini ma anche sul sistema e sulla spesa sanitaria”.
Il deputato pentastellato ha detto no anche a un sistema pubblico che acquista prestazioni dal privato: “Non pensiamo che sia un modo per risparmiare, al contrario si rischierebbe di alimentare il ricorso a contratti penalizzanti aumentando la precarizzazione. Il ruolo del servizio pubblico è essenziale per tutelare tutti i diritti, da quello alla salute a quello del lavoro, e quindi per la tenuta del tessuto sociale di tutto il Paese”.
Da Quartini, infine, una riflessione sulla farmaceutica: “Credo ci sia bisogno di una industria farmaceutica pubblica che si occupi di produzione e anche di ricerca, soprattutto negli ambiti in cui le aziende farmaceutiche private non investono. Anche in questo caso, una azienda pubblica che non sia concorrenziale a quella privata, ma complementare, per offrire il meglio a tutti i nostri cittadini”.
di Lucia Conti