Un team di ricercatori del Francis Crick Institute di Londra ha mostrato – in uno studio pubblicato da Nature Microbiology – che l’autofagia, il processo dell’organismo di rimozione delle cellule invecchiate e danneggiate, è determinante anche nel contrastare infezioni come la tubercolosi, che prendono piede all’interno delle nostre cellule.
Secondo quanto ipotizzato dal team, riuscire a colpire questo processo con nuovi trattamenti potrebbe rappresentare un’alternativa all’uso di antibiotici o ne potrebbe razionalizzare l’impiego, specialmente contro i batteri che hanno sviluppato resistenza.
Lo studio
I ricercatori hanno studiato geni chiave per la capacità dei batteri di eludere l’autofagia. Hanno ingegnerizzato cellule immunitarie umane, i macrofagi, da alcune cellule staminali specializzate – le cellule staminali pluripotenti indotte – che hanno la capacità di “diventare” qualsiasi tipo di cellula nel corpo.
Il team ha quindi usato strumenti di modifica del genoma per manipolare la capacità dei macrofagi di eseguire l’autofagia. Quando i geni chiave per l’autofagia sono stati rimossi e le cellule sono state infettate da Mycobacterium tuberculosis, l’infezione batterica ha preso piede, replicandosi maggiormente all’interno delle cellule ingegnerizzate e causando la morte della cellula ospite di massa.
Questi risultati sono la prova di un forte ruolo dell’autofagia nel controllo delle infezioni intracellulari, come appunto la tubercolosi.
“Così come le immunoterapie sfruttano il sistema immunitario per combattere il cancro, aumentare la difesa immunitaria con una terapia diretta dall’ospite potrebbe rappresentare un nuovo prezioso strumento nella lotta contro le infezioni, in particolare quelle che diventano resistenti agli antibiotici”, conclude Max Gutierrez, uno degli autori dello studio.
Fonte: Nature Microbiology 2023