Scienziati australiani hanno scoperto un microscopico enzima che converte in elettricità l’idrogeno nell’aria, promettendo un salto di qualità nel campo dell’energia pulita, con potenziale di produrre dispositivi di alimentazione, dagli orologi smart alle auto a idrogeno. I ricercatori dell’Università Monash di Melbourne hanno isolato nel suolo il batterio contenente l’enzima, che hanno chiamato Huc, e ritengono possa svolgere un ruolo chiave nell’energia sostenibile di futura generazione, in alternativa alle batterie.
La squadra di ricerca del dipartimento di microbiologia dell’università ha potuto studiare la minuscola ‘macchina molecolare’ coltivando vaste quantità del batterio, isolando l’enzima Huc e quindi dimostrando come si possa alimentare un piccolo circuito elettrico usando solo aria. Si tratterà nella prossima fase di mobilizzare l’enzima in modo fino a poter alimentare un congegno usando l’idrogeno dell’aria. “E quindi di produrre una cellula a combustibile a cui aggiungere una piccola quantità di idrogeno per alimentare un congegno”, scrive il responsabile del progetto Rhys Grinter, nello studio sulla rivista Nature.
Potenzialmente l’enzima Huc può diventare una fonte illimitata di energia, e si tratterà ora e di creare una cella a combustione per imbrigliare l’energia generata da idrogeno nell’aria. L’elettricità viene prodotta da una reazione chimica che si verifica dentro l’enzima Huc, che comporta l’apertura in due delle molecole di idrogeno. Tali reazioni si verificano nel 60-80% dei batteri, che si trovano nel suolo che consumano secondo le stime 70 miliardi di idrogeno l’anno, spiega ancora Grinter.
“L’enzima è di dimensioni minime, è nanoscopico – aggiunge – ma è una vera minuscola macchina molecolare. Quindi l’idrogeno si diffonde nel suo interno e si produce un processo chimico molto speciale dentro l’enzima che causa la divisione delle molecole di idrogeno. L’idrogeno contiene elettroni, che vengono incanalati nell’enzima e quindi in un circuito elettrico. Abbiamo scoperto che questi batteri vivono letteralmente di aria. Usano l’enzima Huc per consumarne quantità essenzialmente infinte di idrogeno che si trova nell’aria e questo permette loro di sopravvivere praticamente a tempo indefinito”, conclude Grinter.