(Reuters Health) – L’esercizio fisico, comprese le camminate e la corsa, sembra essere legato alla preservazione delle strutture cerebrali, anche tra gli individui con sintomi lievi e gravi di declino mentale. È quanto emerge da uno studio condotto da un team guidato da James T. Becker, docente di psichiatria presso la School of Medicine dell’Università di Pittsburgh.”Osservando i volumi di alcune regioni cerebrali critiche si può prevedere il passaggio dalla cognizione normale ad un certo grado di perdita, da lieve a grave, delle funzioni cognitive “, ha detto Becker.
Le evidenze dello studio
I ricercatori hanno analizzato i dati di uno studio a lungo termine che indagava la salute cardiovascolare di 876 persone di non oltre 65 anni di età, al momento dell’arruolamento, che erano stati sottoposti a valutazioni delle funzioni cognitive, imaging volumetrico cerebrale e avevano risposto a questionari che indagavano le loro attività fisiche. In questi soggetti hanno poi stimato il dispendio energetico settimanale sulla base delle risposte ai questionari, e utilizzato il totale delle calorie bruciate in relazione all’attività praticata. In circa la metà dei pazienti che erano ormai ultra 78enni il volume della materia grigia è stato misurato con scansioni cerebrali.
Così – dopo aver aggiustato i dati per possibili fattori che avrebbero potuto influenzare il volume cerebrale tra cui le dimensioni del cranio, l’età, il sesso, eventuali lesioni della materia bianca cerebrale, decadimento cognitivo lieve e presenza di Alzheimer – i ricercatori hanno scoperto che un maggior dispendio energetico nelle attività del tempo libero era associato a un aumento del volume della materia grigia, in molte regioni del cervello. “Il dispendio energetico può essere correlato al rilascio del fattore neurotrofico cerebrale (BDNF), che promuove la crescita e la differenziazione di nuovi neuroni nel cervello”, ha spiegato Becker.
Il volume della materia grigia nel cervello si riduce tipicamente con l’età. Ma studi del passato hanno suggerito che un aumento del BDNF come risultato dell’esercizio fisico potrebbe aiutare a conservare una quantità “più giovane” di materia grigia. “L’attività, e il risparmio conseguente della struttura cerebrale sono i protagonisti principali della preservazione del cervello e della sua riserva cognitiva”, ha detto Becker. “Così, in presenza di una malattia degenerativa come il morbo di Alzheimer, una riserva cerebrale superiore estende il tempo cerebrale libero da demenza. Più intensa è l’attività fisica praticata e meglio staranno il cuore e il cervello”.
Ha concluso Becker:”I nostri dati suggeriscono che potrebbe non essere importante il tipo di attività fisica praticata, quanto invece la quantità di calorie spese, dal momento che il maggiore impatto è stato visto in chi aveva un dispendio calorico intorno al 25% e oltre”
I ricercatori hanno riconosciuto alcuni limiti dello studio. Per primo il fatto che la ridotta attività fisica osservata nei partecipanti allo studio potrebbe essere il risultato di un declino generale della salute associato con la demenza. Inoltre non hanno indagato se il maggior volume della materia grigia associato all’esercizio avesse avuto alcun effetto protettivo sulle funzioni cognitive.
Fonte: J Alz Dis 2016
Kathryn Doyle
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)