(Reuters Health) – Nei sei mesi successivi all’assunzione di antipsicotici, il rischio di mortalità dei pazienti affetti da malattia di Parkinson è due volte superiore rispetto a quello di altri pazienti parkinsoniani che non assumono questi farmaci. È quanto emerge da uno studio pubblicato su JAMA Neurology in cui un team di ricercatori della Scuola Perelman di Medicina dell’Università della Pennsylvania ha analizzato oltre 15.000 cartelle cliniche di pazienti con Parkinson.
Lo studio
Nello studio sono stati inclusi 7877 pazienti con malattia di Parkinson, a cui erano stati prescritti antipsicotici, e altrettanti con la stessa malattia, ma che non avevano assunto farmaci per la psicosi, nel periodo compreso tra il 1999 e il 2001. I ricercatori hanno rilevato che nei primi la mortalità a sei mesi si risultava superiore del 135% rispetto al gruppo di chi non assumeva antipsicotici (rischio relativo 2,35). Tra i farmaci assunti quello più dannoso è risultato l’aloperidolo (rischio relativo 5,08), seguito da olanzapina (2,79), quetiapina (2,6) e risperidone (2,46).
Non è del tutto chiaro il motivo per cui gli antipsicotici aumentano il rischio di morte in alcuni pazienti e le informazioni contenute nelle cartelle cliniche non sempre erano esaustive. Il team di ricerca sta ora conducendo uno studio di follow-up per cercare di fare luce sul meccanismo d’azione.
Parkinson e psicosi
Psicosi e demenza sono comuni nei pazienti con malattia di Parkinson e gli antipsicotici sono spesso utilizzati per alleviare i sintomi. Già studi precedenti avevano evidenziato che l’assunzione di antipsicotici aumenta il rischio di morte nei pazienti con demenza tanto da spingere l’FDA a richiedere un “black box” sulle indicazioni di questi farmaci.
“Penso che i farmaci antipsicotici non dovrebbero essere prescritti a pazienti con morbo di Parkinson senza un attento esame” ha affermato Weintraub. “Di fronte a un paziente con malattia di Parkinson con allucinazioni incontrollabili gli operatori sanitari si trovano ad affrontare una situazione difficile, spesso senza approcci efficaci e chiaramente sicuri”, ha scritto Mark Barone della Virginia Commonwealth University Health System a Richmond, in un editoriale. “Se un antipsicotico deve essere usato- continua Barone – è necessario preferire agenti atipici con il minor rischio di mortalità e il più basso rischio associato a un peggioramento della patologia. La terapia deve essere iniziata a basse dosi e titolata fino alla minima dose efficace. ”
Fonte: JAMA Neurol 2016
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)