È stata una campagna elettorale che nessuno (o quasi) si sarebbe atteso. Dopo due anni di pandemia, ci si sarebbe aspettati che la sanità fosse uno dei cavalli di battaglia dei programmi politici. Così non è stato. La sanità è rimasta un tema marginale nei programmi e nei dibattiti. I candidati ne hanno parlato poco e in modo vago, spesso solo se sollecitati dalle domande. Ora che c’è un Governo e un nuovo ministro, saranno i fatti a dimostrare quanto la sanità interessi alla nuova Maggioranza e in quale direzione essa intende muoversi. Il premier Giorgia Meloni qualcosa ha già chiarito. Nel discorso tenuto al Senato per chiedere la fiducia, ha parlato di valorizzare medici di famiglia e farmacie. Di puntare su digitalizzazione e a ridurre le diseguaglianze. E come già fatto alla Camera, ha preso le distanze dalla gestione dell’emergenza Covid dei precedenti Governi.
Nei prossimi mesi la linea del Governo diventerà più chiara, così come quella del ministero della Salute, alla guida del quale è stato scelto l’ormai ex Rettore dell’Università di Tor Vergata, Orazio Schillaci. Partirà anche il confronto con gli stakeholder, che già hanno le idee chiare su cosa chiedere al nuovo Governo. Lo hanno anticipato ai microfoni di SaniTask, nel corso della prima puntata della nuova edizione del programma creato da Sics, condotto da Corrado De Rossi Re e sostenuto incondizionatamente da Alfasigma.
Ospiti di Sanitalk sono stati Marco Cossolo, presidente Federfarma; Domenico Crisarà, vice segretario nazionale Fimmg; Antonio D’Avino, presidente Fimp; Dario Manfellotto, presidente Fadoi; Carmelo Gagliano, consigliere Fnopi e presidente Opi Genova; Francesca Moccia, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva.
Il dibattito è stato aperto da un primo giro di opinioni sull’andamento della campagna elettorale. Parlare poco di sanità, per Francesca Moccia, è stato “un paradosso, considerato che uscivamo da due anni così complicati nel corso dei quali è sembrato che si fosse giunti finalmente alla decisione di mettere in campo una serie di misure definitive per ribaltare le priorità di Governo a favore della salute, della sanità e della sanità pubblica, in particolare”. La mancata attenzione riservata al tema, per Moccia, fa riemergere la preoccupazione che “la sanità pubblica ci stia scivolando di mano”.
La Fimmg, ha detto Domenico Crisarà, “ha vissuto questa estate politica in trepidante attesa, perché i temi che erano sul tavolo erano importanti e riguardano soprattutto il potenziamento della sanità territoriale e il tema della carenza e dell’allontanamento dalle professioni sanitarie dal Ssn”. “Ci saremmo aspettati – ha detto il vicesegretario della Fimmg – un’attenzione differente. Vedremo cosa ci riserva il futuro. Ci aspettiamo da questo governo, come ce lo aspettavamo dai precedenti, una proposta organica e di lungo respiro per la revisione del Ssn, che tenga conto dei cambiamenti in atto o che sono già realtà, l’invecchiamento della popolazione, per dirne uno”.
Di “delusione” in periodo elettorale ha parlato Dario Manfelloto, che ha evidenziato come, oltre a parlare poco di sanità, sia emerso nel corso dei dibattiti “una scarsa conoscenza” del settore da parte dei candidati che “molte volte, purtroppo, salvo pochi casi, davano l’idea di non conoscere i temi della sanità”. Il timore del presidente Fadoi è che ci sia anche “scarsa consapevolezza di quanto la sanità sia strategica da tutti i punti di vista”.
Carmelo Gagliano ha riferito che già in campagna elettorale la Fnopi aveva predisposto un documento di priorità che inviato ai leader dei diversi partiti. “Alcuni ci hanno risposto, mostrando attenzione e anche una certa umiltà nell’approccio alle problematiche del nostro Ssn. Siamo particolarmente preoccupati e stiamo continuando a lavorare nella definizione di richieste precise che riguardino sia la professione che l’intero Ssn, a partire dalle risorse, dalla formazione, dalla valorizzazione dei professionisti e dall’organizzazione dei servizi”.
Del resto, come sottolineato anche da Antonio D’Avino, “la storia ci ha insegnato come la mancata programmazione e le scelte di alcuni governatori abbiano condotto a criticità poi emerse con evidenza con l’emergenza pandemica. Tuttavia, sono certo che il ministro vorrà ascoltarci, soprattutto partendo da quelli che sono i punti saldi del contesto normativo” individuato nel “decreto ministeriale 77”.
Fuori dal coro, almeno in piccola parte, Marco Cossolo, che si è detto “non stupito” dalla poca attenzione riservata alla sanità nel corso della campagna elettorale. Questo perché “i programmi elettorali sono anche un problema mediatico. La politica risponde spesso e volentieri ai temi più urgenti ed era logico (non so se fosse più o meno giusto) che il dibattito fosse incentrato sulla crisi energetica, questione che coglieva più nel vivo mentre la pandemia era già considerata alle spalle”. “Ora bisogna – ha precisato il presidente di Federfarma – che le cose cambino. Sarebbe davvero incomprensibile se il Governo non capisse, in un’ottica di strategia, che questo paese non può andare avanti con una sanità che investee meno degli altri principali paesi UE. Ricordiamoci che salute ed economia sono interconnessi, chi dice che bisogna scegliere tra sviluppo economico e salute sbaglia”.
Gli ospiti di Sanitalk sono quindi stati sollecitati a illustrare quelle che considerano le priorità.
Per Carmelo Gagliano, “la parola d’ordine è ridare attrattività alla professione infermieristica, valorizzando il ruolo centrale che rivestiamo da sempre nel Ssn e che oggi viene ribadito e rafforzato con le proposte di riforma di assistenza territoriale sul campo”.
Per Gagliano, inoltre, il processo formativo in ambito universitario deve essere “profondamente rivisto e implementato”, orientandolo soprattutto verso due aspetti: “il riconoscimento, dal punto di vista accademico formativo ma poi anche contrattuale, delle competenze avanzate specialistiche che gli infermieri in questi anni hanno acquisito e messo a servizio della cittadinanza in tutti i contesti, ospedalieri, territoriali e domiciliari”. Il secondo punto riguarda “la valorizzazione della docenza svolta dagli infermieri”. Tra le priorità, secondo Gagliano, sarà infine “strategico sostenere la figura del care manager, che da sempre l’infermiere svolge, tanto più oggi che si parla di prossimità. Vogliamo una sanità in cui l’infermiere sia messo nelle condizioni di cogliere, anticipare e leggere i bisogni di assistenza delle persone, garantendo loro il percorso più appropriato, in una logica di interprofessionalità, che significa più salute e una erogazione dei servizi corretta e ottimale”.
Tre le priorità su cui richiamare l’attenzione per Dario Manfellotto: “Il DM 77 è stato varato, ma non può funzionare senza una riforma del DM 70 sugli standard ospedalieri. Questo perché non esiste dicotomia fra territorio e ospedale e riportare tutto a un’elegia del territorio non risolverà i problemi. Tra ospedale e territorio c’è questa corrispondenza e centralità reciproca. Per cui serve il DM 77, serve il DM 70, ma soprattutto serve creare quel collegamento tra i vari servizi del Ssn che finora è sempre mancato”.
Alla base di tutto, ha però sottolineato il presidente della Fadoi, c’è “il personale, che invece sappiamo bene quanto sia carente. Secondo le stime mancano almeno 40mila unità già solo per mettere in modo le case e gli ospedali di comunità, ma ci sono problemi anche negli ospedali e negli altri servizi. Per risolvere il problema della carenza di personale, serve programmazione”. Infine Manfellotto ha richiamato alla necessità di valorizzare e investire sulla ricerca: “Un Ssn che non investe in ricerca è destinato a finire e a finire male”, ha avvertito.
Sul fronte delle farmacie, Marco Cossolo è stato chiaro: “Vogliamo la conferma e la messa a regime del ruolo che ci siamo conquistati negli anni e durante la pandemia, niente di più e niente di meno”. Le farmacie, ha sottolineato il presidente di Federfarma, “hanno avuto un ruolo strategico ne contact tracing, che senza di noi probabilmente sarebbe saltato, e stanno partecipando con grande impegno alla campagna vaccinale Covid e influenzale”. “Il DM 77 – ha osservato ancora Cossolo – affida alle farmacie un ruolo ben definito, che ora va messo a terra a livello regionale”.
Sul fronte più strettamente professionale, “resta aperta la questione della remunerazione, che era già stata in qualche modo conclusa con il precedente Ggoverno e che doveva andare in finanziaria, da cui speriamo non venga tolta. C’è l’atto di indirizzo della Convezione da rifare, perché l’ultimo risale al 2017, ma era un altro mondo. C’è anche tutto il tema dell’inserimento delle farmacie nella telemedicina, che chiediamo venga chiarito e specificato”.
Anche per Domenico Crisarà il DM 77 sarà una priorità, “ma dobbiamo assicurarci di fare un progetto omogeneo di attuazione, perché a volte circostanze come questa, in Italia, si trasformano in un assalto alla diligenza per ritagliarsi pezzi di attività e sistema che tuttavia non vengono armonizzati secondo un modello di reale vera multidisciplinarietà, che è poi quello di cui abbiamo bisogno”.
Il nostro Paese, per il vicesegretario Fimmg, “ha bisogno di una medicina territoriale forte in cui tutti i protagonisti abbiamo un ruolo importante. Un ruolo che però deve essere coordinato con gli altri e gestito. Per capirci, non è ancora chiaro chi andrà a lavorare nelle case di comunità. Questi presidi previsti dal Pnrr, inoltre, saranno presenti sul territorio in numero più piccolo dei pronto Soccorso, quindi è difficile comprendere come faranno a diventare un punto di riferimento in grado di spostare le prestazioni inappropriate dai PS all’organizzazione territoriale…”.
Per Crisarà una cosa è certa: è finito il tempo dei “medico che lavora isolato nel suo studio”. Perché il cittadino ha bisogno di risposte “organizzate e armoniche, non di pezzetti di competenze che, per quanto eccezionali, non si integrano”.
Punta al territorio anche Antonio D’Avino, che parla dei medici e dei pediatri come “sentinelle” di una salute che deve guardare al corpo ma anche alla mente. “Per i pediatri di libera scelta – ha spiegato – la pandemia non è stata rappresentata dalle polmoniti interstiziali bilaterali ma dal disagio sociale, dall’ansia, dalla depressione dei nostri adolescenti”.
Per D’Avino “dobbiamo partire dalla legge 833 sul Ssn, dal principio di universalità, equità, solidarietà. Dai valori sanciti nell’articolo 32 della Costituzione, in cui si afferma che le cure vanno garantite gratuitamente agli indigenti”.
Al ministro Schillaci il presidente D’Avino chiede di partire dalla risorse umane: “Forse è il momento che i decreti e le norme siano scritti insieme alle categorie e alle famiglie”, ha detto Davino, secondo il quale “la salute e l’economica sono certamente interconnesse, ma bisogna uscire dalla logica che sia il Mef a condizionare le scelte di salute pubblica”.
Di coinvolgimento ha parlato anche Francesca Moccia, secondo la quale “la prima cosa è cambiare mentalità e considerare la salute un diritto umano fondamentale, per realizzare il quale serve la responsabilità e la capacità di tutti, a partire dai cittadini”
Per Moccia, “prima di arrivare alle politiche sanitarie”, c’è “tutto un ambito inerente le politiche pubbliche in cui si può intervenire per non fare ammalare le persone o per non farle peggiorare. Parlo d’informazione, prevenzione, misure per migliorare la qualità della vita e la salute fisica e mentale” perché “la salute si fa anche fuori dagli ospedali e dagli ambulatori”, ha ribadito la vice segretaria di Cittadinanzattiva.
Per Cittadinanzattiva quattro, in particolare, le priorità specifiche per la sanità: “Una riforma a favore degli anziani non autosufficienti; lo sblocco del decreto tariffe sui Lea che dal 2017 blocca l’erogazione dei livelli sanitari di assistenza; un piano per il recupero delle liste d’attesa; un impegno su vaccini e prevenzione, attraverso l’informazione e gli screening. In sostanza, un investimento forte e sistematico del Ssn”.
Lucia Conti