Regimi alimentari a base di fibre possono causare una risposta infiammatoria in alcune persone che soffrono di malattie infiammatorie intestinali; risposta che determina, a sua volta, un peggioramento dei sintomi.
A evidenziarlo è un team dell’Università dell’Alberta, in Canada, che ha pubblicato uno studio su Gastroenterology. Il team sta cercando, ora, di mettere a punto un test delle feci in grado di esaminare la flora intestinale di ciascun paziente e predire se avrà o meno una risposta negativa da una determinata dieta, in modo da consentire al clinico di formulare raccomandazioni alimentari personalizzate.
I sintomi delle malattie infiammatorie intestinali sono rappresentate da dolore addominale, diarrea, sangue nelle feci, perdita di peso, pubertà ritardata e un rischio a lungo termine di tumore del colon-retto. La causa di queste malattie non è nota, ma alcuni fattori di rischio sono genetici, ambientali, legati alla dieta e ai cambiamenti nel microbioma intestinale.
I pazienti con malattie infiammatorie intestinali che non tollerano una dieta a base di fibre sono stimati nell’ordine del 20-40%. Tuttavia, scrivono gli autori dello studio, si tratta quasi sempre di una situazione transitoria, per cui è possibile che dopo qualche mese questi pazienti possano tornare ad assumere fibre.
Il team, inoltre, ha scoperto che alcuni cibi come carciofi, cicoria, aglio, asparagi e banane sono particolarmente difficili da fermentare se mancano o se non funzionano bene determinati batteri presenti nell’intestino, come accade spesso nei pazienti con malattie infiammatorie intestinali.
Fonte: Gastroenterology 2022