L’analisi automatizzata della composizione corporea attraverso tomografia computerizzata (TC) a livello addominale potrebbe migliorare i modelli di predizione tradizionali del rischio di eventi cardiovascolari.
E’ quanto emerge da uno studio coordinato da Kirti Magudia, della Duke University School of Medicine (USA), i cui risultati sono stati pubblicati dall’American Journal of Roentgenology.
Il team ha studiato in modo retrospettivo 9.752 pazienti visitati a livello ambulatoriale, che si erano sottoposti a TC addominale di routine e che non avevano sofferto di eventi cardiovascolari importanti o ricevuto una diagnosi di tumore entro tre mesi dall’esame di imaging.
Eventuali successivi infarti o ictus, invece, sono stati evidenziati attraverso i registri elettronici.
Dopo aver normalizzato i dati in base a età, sesso ed etnia, è emerso che l’area del grasso viscerale evidenziata dalla TC di routine sarebbe associata a un rischio di infarto (HR =1,31; IC 95% 1,03 – 1,67 – p <0,04) e ictus (HR 1,46; IC 95% 1,07 – 2,00 – p <0,04), sia nei pazienti di etnia caucasica che in quelli di etnia afro-americana. I parametri del peso normalizzato, del BMI, dell’area muscolare scheletrica e del grasso sottocutaneo, invece, non aiuterebbero nella previsione del rischio.
“L’area del grasso viscerale analizzata tramite esame TC addominale è in grado di predire l’infarto o l’ictus indipendentemente dalle metriche di peso tradizionale e dovrebbe essere presa in considerazione in associazione ai modelli di rischio che si basano sull’indice di massa corporea”, conclude Magudia.
Fonte: American Journal of Roentgenology (2022)