(Reuters Health) – Negli ultimi 20 Il numero di infortuni nel rugby è aumentato sostanzialmente, sia tra i professionisti che tra i dilettanti. E questo aumento è particolarmente evidente tra gli atleti con scheletro immaturo È quanto emerge da una ricerca condotta da un team di ricerca con a capo il dottor David I. Morrissey, del Tallaght Hospital di Dublino. “Anche il pattern delle ferite è cambiato, e presenta gradi più alti di trauma. Questo può essere dovuto a cambiamenti nello sviluppo fisico dei giocatori ed una maggiore enfasi nel tackle/ruck”. Le fratture dell’acetabolo (cotile) possono verificarsi a causa di un trauma violento ed un quarto degli atleti con questo tipo di infortuni ha una cattiva prognosi a medio e lungo termine. Il dr. Morrissey ed i suoi colleghi hanno descritto quattro fratture dell’acetabolo chiuse ed isolate in tre pazienti maschi scheletricamente immaturi (dai 13 ai 16 anni) tra i casi che hanno pubblicato online il 7 marzo su BMJ Case Reports.
Rugby sul banco degli imputati
Tutti gli infortuni si sono verificati mentre si giocava a rugby, e tre di essi sono avvenuti assieme ad un dislocamento dell’anca. Due infortuni richiedevano la chirurgia delle fratture della parete posteriore del cotile. Tutte le quattro ferite si sono verificate nella fase di tackle del gioco, e sono tutte il risultato di un carico sull’asse tramite un’anca flessa con il ginocchio appoggiato al terreno. Questa posizione si può verificare durante un tackle a due uomini, mentre un tackler colpisce in basso e l’altro colpisce in alto. “I medici dovrebbero essere coscienti del fatto che questi infortuni si verificano, e dovrebbero esserlo anche gli allenatori, i genitori, ed i giocatori stessi”, ha detto il dottor Morrissey. “L’articolo è importante anche per chi regolamenta questo sport. Assieme ad altri numerosi report, dovrebbe portare ad una rivalutazione dei fattori coinvolti nel cambiamento dei pattern di infortunio dei giochi moderni”. “Nei giochi giovanili, diversi tassi di maturazione (del corpo, n.d.r.) amplificano le differenze tra i giocatori, potenzialmente aumentando il rischio di infortuni”, ha spiegato. “Un metodo per ridurre la discrepanza, già in uso, è stratificare i giocatori sulla base delle dimensioni del corpo piuttosto che dell’età. Anche alcuni aspetti di tackle e del ruck dovrebbero essere valutati, come il numero massimo di persone che possono partecipare, il punto di entrata, e la corretta posizione del corpo”.
“Recentemente, ci sono state richieste per l’istituzione di un divieto del tackle nel rugby giovanile”, ha detto il dottor Morrissey. “È probabile, tuttavia, che questo tolga al gioco un elemento che piace a molte persone. Inoltre, porterebbe i giocatori ad avere una pessima tecnica di tackle quando passano da giovanili ad adulti, potenzialmente aumentando il rischio di infortuni a quel livello. I cambiamenti delle regole non devono produrre un terremoto, ma vanno considerati per ridurre il rischio di infortuni seri nei giocatori giovani, mantenendo lo spirito e l’ego del gioco”.
Fonte: Brtitish Medical Journal Case Reports
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)