Lungi dall’essere inerte e non dannoso, il DNA ‘spazzatura’, ovvero il DNA non codificante, potrebbe potenzialmente contribuire allo sviluppo di tumori. È quanto osservato da un team di scienziati dell’Institute of Cancer Research di Londra, nel Regno Unito, guidato da Gideon Coster, che ha pubblicato uno studio su Nature Communications.
Il DNA non codificante può essere coinvolto nella replicazione e nella riparazione del genoma, potenzialmente consentendo alle mutazioni di accumularsi. Per valutare questo aspetto, i ricercatori inglesi hanno ricostruito l’intero processo della replicazione del DNA in provetta, riuscendo, così, a descrivere in che modo vengono copiati pattern ripetitivi di DNA durante la replicazione e in che modo queste sequenze ripetute possono mandare in stallo l’intera replicazione, aumentando il rischio di errori.
Secondo Coster e colleghi, quando la macchina della replicazione del DNA incontra ripetizioni di DNA è in grado di svolgere i filamenti di DNA, ma a volte fallisce nel copiare la catena opposta. Questo errore potrebbe causare uno stallo che porta al collasso della macchina di replicazione, che a sua volta porta a danno al DNA. Il team è convinto che il lavoro potrebbe aiutare a migliorare la diagnosi e il monitoraggio di alcuni tipi di cancro, come quello all’intestino, in cui errori nel copiare sequenze ripetitive di DNA sono comuni e indicano se il cancro sta progredendo.
Fonte: Nature Communications (2022) – doi: 10.1038/s41467-022-31657-x