(Reuters Health) -I pazienti in attesa di un intervento alle arterie coronarie, che sospendono in modo preventivo la terapia con aspirina prima dell’operazione, non sarebbero esposti a un maggiore rischio di morte per complicanze di origine trombotica, ma neanche a un rischio minore di emorragie. Lo dimostra uno studio australiano pubblicato sul New England Journal of Medicine.
“Il nostro studio è stato disegnato per rispondere in maniera definitiva alla domanda se l’aspirina è sicura nelle persone che si sottopongono a un intervento chirurgico alle coronarie”, ha dichiarato alla Reuters Health Paul Myles, direttore di anestesia e medicina perioperatoria all’Alfred Hospital and Monash University di Melbourne, in Australia. “Con la dose di acido acetilsalicilico da noi somministrata, non abbiamo identificato nessun rischio di sanguinamento, la ragione principale per la quale ai pazienti viene raccomandato di sospendere la terapia con l’aspirina, il farmaco più comunemente utilizzato come antitrombotico al mondo”.
Lo studio
Myles e colleghi hanno condotto un trial clinico randomizzato su 2100 persone, di cui 1047 hanno ricevuto aspirina a una dose di 100 mg e 1053 il placebo. I partecipanti allo studio sono stati poi seguiti per 30 giorni dopo l’intervento. Il 99,9% dei pazienti ha concluso il follow-up. Complessivamente, 202 pazienti tra quelli trattati con aspirina, il 19,3%, sono deceduti a seguito di complicanze trombotiche, contro 215 casi fatali, il 20,4%, del gruppo di persone che avevano ricevuto il placebo. Circa il 14% dei pazienti che avevano assunto aspirina ha invece sofferto di infarto del miocardio entro trenta giorni dall’operazione, contro il 15,8% dei pazienti trattati con il placebo. Infine, meno del 2% tra chi non aveva sospeso l’aspirina, contro poco più del 2% tra chi aveva assunto il placebo, ha sofferto di emorragia importante. “La quota di decessi, ictus, embolie polmonari, insufficienze renali e infarti a livello intestinale sono stati simili nei due gruppi. E la durata media del ricovero è stata di 7 giorni in tutti i pazienti arruolati”, hanno scritto gli autori dello studio.
Secondo Myles, “non possiamo evidenziare alcun effetto protettivo dell’aspirina nell’evitare infarto, ictus o morte dopo la chirurgia, ma nello studio non abbiamo visto in modo specifico se questi eventi si manifestavano nei giorni precedenti l’intervento. È possibile – ha spiegato – che sospendere l’aspirina da 5 a 15 giorni prima dell’operazione esponga a questi rischi, e questo senza alcun beneficio sulla riduzione del sanguinamento. Quindi, secondo i dati da noi raccolti – ha concluso l’esperto australiano -, raccomandiamo ai pazienti di non interrompere la terapia con l’acido acetilsalicilico, almeno fino al giorno prima dell’intervento”.
Fonte: NEJM 2016
Larry Hand
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)