Le persone il cui lavoro richiede un’interazione complessa con altre persone, come gli operatori sociali e gli avvocati, o con dei dati, come gli architetti ed i grafici, potrebbero avere una memoria più duratura e capacità cognitive più solide rispetto alle altre. Un ambiente di lavoro più stimolante potrebbe dunque aiutare le persone a preservare la propria capacità di pensare. Fra le altre figure il cui lavoro spicca per la complessità delle interazioni con altre persone figurano chirurghi ed ufficiali probatori, mentre quelle che spiccano meno comprendono operai di fabbrica, rilegatori, pittori e tessitori di tappeti. Per quanto riguarda la gestione dei dati, invece, spiccano anche ingegneri civili e musicisti, mentre risultano meno favoriti lavoratori edili, operatori telefonici e camerieri. I soggetti il cui lavoro implica un elevato grado di complessità sia con le persone che con i dati, come accade nei ruoli di gestione e di insegnamento, presentano migliori punteggi nei test di pensiero e memoria anche tenendo conto del QI di base. Nel complesso, comunque, la contribuzione del lavoro a questi parametri è bassa, non superando l’1-2%, specie se confrontata a quella di altri fattori come l’associazione fra astinenza dal fumo e funzionalità mentale in età avanzata. I ricercatori hanno dibattuto la possibilità che un ambiente lavorativo più stimolante possa favorire la cosiddetta “riserva cognitiva” personale, consentendo al cervello di funzionare bene nonostante i danni, oppure se i soggetti con capacità mentali migliori siano naturalmente in grado di affrontare lavori più difficoltosi: attualmente vi sono prove scientifiche a favore di entrambe le teorie. (Neurology online 2014, pubblicato il 19/11)
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