L’eccesso di mortalità registrato dall’Istat nel 2015 deriva dalla somma di temperature estreme in inverno e in estate, dai virus influenzali e dall’invecchiamento della popolazione. Lo affermano due studi pubblicati dalla rivista della società italiana di Epidemiologia, Epidemiologia e Prevenzione. I ricercatori hanno usato i dati del Sistema di sorveglianza della mortalità giornaliera (SiSMG), che comprende 32 città, confermando un incremento di mortalità per il 2015 con due picchi, nei primi tre mesi dell’anno e in luglio-agosto.
Le evidenze statistiche
L’analisi, scrivono gli autori, evidenzia per gli ultra 65enni un incremento significativo dei decessi nel 2015 sia nel periodo invernale (+13%, prevalentemente nella popolazione +85 anni, per patologie respiratorie) sia in quello estivo (+10%, anche nelle fasce d’eta’ più giovani).”Per quanto riguarda le ragioni sottostanti al fenomeno – afferma Paola Michelozzi del Dipartimento di epidemiologia del SSR del Lazio, prima firmataria dell’articolo -, fattori meteorologici (basse ed elevate temperature) e non meteorologici (virus influenzali), oltre all’ampiezza della popolazione a rischio, sono le concause dell’eccesso osservato e spiegano la variabilità stagionale e inter-annuale della mortalità, soprattutto nella popolazione molto anziana”.
Il “buco demografico”
A contribuire all’invecchiamento, afferma un altro studio sulla stessa rivista, è il ‘buco demografico’ che si è verificato tra i 1917 e il 1920. “Si tratta infatti – scrivono gli autori, tra cui Cesare Cislaghi di Agenas – di un fenomeno demografico che, partendo dalla marcata denatalita’ registrata negli anni 1917-1920, si riflette oggi in un aumento del 40% degli ultranovantenni, ossia soggetti ad alto rischio di morte”.