Gli adolescenti vittime di bullismo a 15 anni sono cinque volte più a rischio di pensare al suicidio e sei volte più a rischio di tentarlo rispetto ai coetanei non vittime di atteggiamenti persecutori. Emerge da una ricerca canadese, del Douglas Mental Health University Institute e del Sainte-Justine Hospital Research Centre, pubblicata su Journal of the American Academy of Child and Adolescent Psychiatry. Per lo studio sono stati utilizzati i dati del ‘Quebec Longitudinal Study of Child Development’, nel quale sono stati seguiti 1168 bambini nati in Quebec fino ai 15 anni. Nel complesso, il 20% dei ragazzi ha riportato di essere stato vittima di bullismo, con atteggiamenti persecutori, di esclusione, aggressione fisica, cyberbullismo.
15 anni, l’età vulnerabile
Secondo gli autori, i ragazzi intimiditi dai coetanei hanno riportato un maggiore tasso di idee suicide a 13 e 15 anni (11,6% e 14,7%), rispetto ai non vittime dei bulli (2,7% a 13 anni e 4,1% a 15). Risultavano avere anche un più alto tasso di tentativi di suicidio a 13 e 15 anni (5,4% e 6,8%), rispetto ai coetanei non intimiditi (1,6% e 1,9%). In particolare, i 13enni avevano un rischio doppio di sviluppare pensieri suicidi e triplo di tentare il suicidio a 15 anni.”Non è nulla di nuovo, – spiega Claudia Spadazzi, psicoanalista della Spi, società psicoanalitica italiana – in generale si tratta di equilibri fragili che in adolescenza sono già fragili di per sé. Un tentativo di suicidio può avere carattere dimostrativo, com’è accaduto a Pordenone, a volte anche di ribellione verso i genitori, di punizione per non aver compreso una sofferenza. I genitori – conclude – devono stare attenti a un cambio di atteggiamento, che il ragazzo abbia una vita sociale congrua per l’età e non sia molto isolato, e al troppo tempo trascorso sul pc e sui social”.
L’intenzionalità con cui i comportamenti denigratori vengono fatti,la persistenza nel tempo per cui non si tratta di eventi isolati e l’asimmetria nella relazione tra bullo e vittima. Queste secondo Paola Vinciguerra presidente dell’Eurodap, Associazione europea per il disturbo da attacchi di panico, i tre principi fondamentali su cui si fonda il bullismo. “Casi come quelli di questi giorni ci restituiscono un’immagine da una parte di adolescenti poco in grado di mettersi in sintonia con le emozioni degli altri, una cosa particolarmente grave tanto più che si tratta di un ragazzo con lieve ritardo mentale, immaturi, irresponsabili, che non hanno capito a pieno la gravita’ del loro gesto, dall’altra di una vittima che purtroppo va incontro a un processo di emarginazione dal gruppo, viene considerata la piu’ debole, la piu’ fragile, quella su cui scaricare l’aggressività che a quell’età è fisiologica, ma dovrebbe trovare un contenimento”.