Chiara Perrucci
Qual è l’impegno della sua azienda in questa area terapeutica?
Il tumore al polmone rimane una delle tipologie di cancro più diffuse e i decessi ad esso correlati a livello mondiale superano quelli legati a qualsiasi altra tipologia di neoplasia maligna. In Italia, nel 2022, sono state stimate circa 43.900 nuove diagnosi e la patologia rimane la seconda neoplasia più frequente negli uomini (15%) e la terza nelle donne (6%). Da oltre vent’anni la ricerca oncologica di Pfizer si è focalizzata su patologie tumorali caratterizzate da un elevato bisogno medico insoddisfatto, proprio come il tumore del polmone non a piccole cellule.
A chi si rivolge il vostro prodotto?
Sono ormai note numerose alterazioni molecolari del tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC) che condizionano la biologia del tumore, alcune delle quali rappresentano un target terapeutico per specifici trattamenti a bersaglio molecolare. Queste terapie agiscono in modo mirato su specifici bersagli molecolari migliorando l’aspettativa di vita dei pazienti e la qualità della stessa rispetto alla chemioterapia tradizionale e ad inibitori di generazioni precedenti. Lorlatinib è, ad oggi, l’unico inibitore della tirosinchinasi (TKI) macrociclico di terza generazione, approvato come monoterapia per il trattamento di prima linea dei pazienti affetti da NSCLC ALK+, disegnato specificatamente per superare la barriera ematoencefalica, agire quindi a livello cerebrale ed essere efficace contro le principali mutazioni di resistenza.
Perché ritiene sia innovativo?
I dati dello studio CROWN presentati al congresso ASCO 2024 dimostrano che una percentuale senza precedenti di pazienti, il 60%, rimane in vita e senza progressione della malattia dopo cinque anni di trattamento. Poiché il sistema nervoso centrale (SNC) è un sito di progressione della malattia nel 70% dei pazienti con NSCLC ALK-positivo avanzato, la prevenzione delle metastasi cerebrali durante la prima linea di trattamento assume un ruolo chiave nella gestione della malattia. Lorlatinib ha mostrato una riduzione del 94% del rischio di sviluppare una progressione intracranica; dopo 5 anni di trattamento, il 92% dei pazienti trattati con lorlatinib era libero da progressione intracranica.
Che risultati avete o volete raggiungere?
Nel follow up a tre anni dello studio CROWN, i pazienti che hanno ricevuto lorlatinib hanno riportato un miglioramento significativamente maggiore della qualità di vita (QoL) globale. Con i dati del follow up a cinque anni dello studio CROWN, l’efficacia sistemica dimostrata da lorlatinib, insieme alla prolungata efficacia intracranica e all’assenza di nuovi eventi avversi, rappresenta un miglioramento senza precedenti per il trattamento dei pazienti con NSCLC avanzato ALK positivo.
Quali ritiene siano gli unmet needs di questa area terapeutica?
Il NSCLC avanzato ALK-positivo è tipicamente aggressivo e spesso colpisce persone giovani, non fumatori, nel pieno della loro vita. L’elevata incidenza delle metastasi cerebrali condiziona pesantemente l’aspettativa e la qualità di vita di questi pazienti, essendo un fattore prognosticamente sfavorevole rispetto ai pazienti liberi da progressione intracranica: l’efficacia di lorlatinib nel trattamento e nella prevenzione delle metastasi cerebrali porta un beneficio mai registrato prima per questi pazienti.