Carla Sangiorgio
Valentina Del Prete
Come è nata l’idea di realizzare questo progetto e a chi si rivolge?
L’obesità è una malattia complessa. Spesso la componente estetica tende a nascondere l’essenza di una patologia cronica e progressiva che stenta ad essere riconosciuta come tale non solo a livello sociale, ma anche in ambito istituzionale, comunicativo e, talvolta, addirittura medico. Esiste poi uno stigma diffuso che l’essere obeso sia una colpa, non una condizione multifattoriale che può essere curata evitando le complicanze a cui la malattia può portare e spesso questo stigma è alimentato da una comunicazione errata. Abbiamo dunque voluto lavorare per provare a sensibilizzare la comunità dei chirurghi bariatrici sulla necessità di usare una corretta comunicazione interpersonale e via social come leva per scardinare questo stigma sulla patologia. Allo stesso tempo abbiamo voluto, con il supporto della SICOB, sensibilizzare pazienti e cittadini sulle conseguenze che questa patologia può avere e su quali possono essere i trattamenti a disposizione per affrontarla.
Potreste descriverlo brevemente?
All’interno della cornice del XXI Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia dell’Obesità e della Malattie metaboliche (SICOB) abbiamo organizzato un momento di confronto e formazione dedicato ai componenti della società scientifica, per affrontare il tema del valore di una corretta comunicazione dell’obesità come malattia. Lo abbiamo fatto presentando i risultati di una ricerca condotta in collaborazione con la società scientifica, per indagare, tra gli associati, lo stato attuale della consapevolezza sullo stigma e lo spazio riservato alla comunicazione verso il paziente in ciascuna fase del percorso di cura e attraverso i differenti mezzi di comunicazione oggi a disposizione degli operatori sanitari. Questi risultati hanno alimentato un confronto sul tema insieme a un panel di esperti composto da Marco Antonio Zappa, Past President SICOB, Giuseppe Navarra, Presidente SICOB, Iris Zani, Presidente Ass. pazienti ‘Amici obesi’, Vincenzo Pilone, Università Federico II Napoli e Direttore UOC chirurgia generale oncologica e mininvasiva, Alessandro Giovanelli, Primario dell’INCO, nuovo ospedale Galeazzi e Cristiano Giardiello, Direttore del Centro di Eccellenza per il Trattamento dell’obesità al Pineta Grande Hospital. Al termine del confronto, con il supporto di un illustratore e una giornalista esperta di comunicazione scientifica, abbiamo stilato un decalogo illustrato per una comunicazione efficace medico-paziente. L’illustrazione e i messaggi chiave del workshop sono stati inoltre veicolati ai cittadini, attraverso un piano di media relations e paid adv online e offline e alla comunità scientifica, attraverso approfondimenti giornalistici sui canali dedicati alla comunità clinica.
Che risultati avete o volete raggiungere?
Cosa pensate ci sia ancora da fare in questo ambito?
Molto c’è ancora da fare per sensibilizzare tutti gli attori coinvolti intorno al tema e alla cura dell’obesità come patologia. È dunque necessario continuare ad agire su diversi livelli e target di comunicazione: da una parte allineare la comunità scientifica e le associazioni pazienti sul loro ruolo chiave nel comunicare correttamente la patologia e parallelamente creare occasioni e iniziative per diffondere i giusti messaggi chiave ai pazienti/cittadini e alle istituzioni.
Qual è l’aspetto principale del Communication Project che sarà più importante secondo voi nei prossimi anni?
Organizzare un simposio su un tema così trasversale all’interno di un congresso scientifico ha rappresentato sicuramente un unicum nel format ed è stato accolto positivamente dalla comunità clinica. Tanto si può fare ancora per aiutare i clinici a usare i mezzi di comunicazione nel migliore dei modi e a divulgare i messaggi in maniera corretta, in particolare quando si rivolgono ai pazienti obesi, tradizionalmente molto attivi sui canali digitali e dal delicato profilo psicologico. In un mondo dell’informazione in costante evoluzione, noi aziende del settore salute possiamo e dobbiamo continuare a sentire la responsabilità di costruire progetti in partnership con la comunità scientifica volti a sensibilizzare insieme sempre di più i cittadini sui temi della salute.